Missioni Consolata - Maggio 2016

42 MC MAGGIO 2016 I l professor Laënnec Hurbon, sociologo e teo- logo, è uno dei più noti studiosi haitiani con- temporanei. Ha scritto numerosi saggi sui rapporti tra religione, cultura e stato. Diret- tore di ricerca al Cnrs (Centro nazionale di ri- cerca scientifica) di Parigi dal 1987, è professore all’Università Quisqueya (Port-au-Prince) di cui è uno dei fondatori (1990). Ci ha accolti nella sua tranquilla casa di Port-au-Prince dove vive. Professore, Haiti è ricca di cultura, che ruolo può giocare oggi essa per una rinascita del paese? «Come spiegare una tale profusione di pratiche culturali, creatrici, dalla pittura - forse la più nota - , alla musica, dalla danza alla letteratura? Certo è che siamo in un paese ancora dominato dall’a- nalfabetismo. Haiti ha due lingue, il francese, che è parlato da chi è andato a scuola, quindi una mi- noranza, e il creolo che è parlato da tutti. Al po- polo haitiano il sistema non ha offerto molte pos- sibilità d’espressione della propria dignità. Prima di tutto il sistema della schiavitù. È stato necessa- rio, durante quegli anni, che gli schiavi si creas- sero la loro propria cultura, diversa da quella dei padroni. Quindi si è avuto un lavoro di inventiva, che è consistito nel porsi come esseri umani in cerca di dignità e di un senso da dare alla propria vita. Questa situazione è cambiata con la rivolu- zione haitiana del 1791 e con gli anni dell’indipen- denza (dal 1804). Da quel momento in poi si può osservare tutta la difficoltà che il paese ha avuto per fondare uno stato davvero sovrano. Ci sono stati molti ostacoli, provenienti in primo luogo dall’estero, perché Haiti era circondata, durante tutto il XIX sec., da paesi nei quali la schiavitù era ancora un’istitu- zione dominante. È nel 1848 che i popoli dei Ca- raibi francesi hanno potuto ottenere l’abolizione della schiavitù. A Portorico è arrivata molto tardi, alla fine del XIX, così anche a Cuba, e in Brasile (1888). Haiti ha dovuto farcela da sola in un conte- sto ostile all’indipendenza della nazione haitiana, e ha forgiato il suo proprio orientamento attra- verso pratiche culturali che non sempre corri- spondevano a quello che lo stato dominante of- friva sull’isola. Quest’ultimo, infatti, non conside- rava l’insieme dei cittadini. Dopo l’indipendenza si erano costitute, di fatto, due società. Una domi- inContro Con iL Professor LaËnneC HUrbon DAHAITI VENNE... LALIBERTÀ DI M ARCO B ELLO Pittura, musica, danza. Poi poesia e letteratura. Un paese fucina di creazioni culturali. Che hanno una base comune: la religione Vodù. Un ambiente naturalistico stupendo da valorizzare. Ma i politici guardano solo a interessi immediati e personali. Potrà la cultura salvare il popolo di Haiti? Lo abbiamo chiesto a un grande intellettuale haitiano.

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