Missioni Consolata - Maggio 2016
Fallimento elettorale A Port-au-Prince il traffico è sempre asfissiante e imprevedibile. Ma trovo un certo miglioramento dagli anni ’90. All’epoca non riuscivo a passare gli ingorghi neppure in moto. Oggi ci sono più strade asfaltate nei quartieri e i conducenti sono un mi- nimo più disciplinati. Qualità che non vedo nella politica haitiana. L’im- passe politico-elettorale di questi ultimi mesi si sta radicalizzando ogni giorno di più e rischia di portare il paese in un vero caos. Michel Martelly ha evitato di organizzare elezioni durante i cinque anni della sua presidenza, così le cariche istituzionali dello stato sono andate in scadenza, senza essere rinnovate. Finalmente, grazie a una mediazione della Chiesa cattolica, a inizio 2015 si è potuto formare il Consiglio eletto- rale provvisorio (Cep), organo preposto per orga- nizzare le consultazioni. Erano previste ammini- strative, legislative e presidenziali. «All’inizio si diceva che il Cep era equilibrato. Ma c’erano politici che non volevano le elezioni - ci confida Ricardo Augustin, consigliere del Cep de- legato dalla chiesa -. Quando il Cep ha bocciato al- cune candidature che non rispondevano ai criteri, si è allargato il fronte dei contrari». Le prime con- sultazioni (legislative) si sono tenute il 9 agosto, e sono state macchiate da violenze in diversi seggi elettorali di provincia. «L’8 agosto si avevano an- cora dei dubbi se realizzare le elezioni. Dopo siamo stati criticati, come se avessimo forzato. Abbiamo verificato che il 70% dei verbali erano validi. Accettate le critiche, abbiamo corretto gli sbagli». Due mesi dopo è stata la volta delle presi- denziali: «Le elezioni del 25 ottobre sono andate bene. Abbiamo ricevuto i complimenti da parte di molti, e il rapporto degli osservatori internazio- nali è stato favorevole». Poi, due giorni dopo, gli oppositori hanno iniziato a versare fango sulla consultazione. «Hanno denunciato frodi senza avere prove. È stato un piano preparato e ben ese- guito per affossare le elezioni. Al Cep abbiamo su- bito pressioni, diffama- zione e menzogne. Ma abbiamo pubblicato i risultati». I due candidati am- messi al se- condo turno delle presiden- ziali erano Juvenal Moise, candidato del partito di Martelly, e Jude Célestin, uomo dell’ex presidente Préval. Lo stesso Célestin che era stato estro- messo dal ballottaggio di inizio 2011. Il balletto dei politici Le elezioni sono state contestate con forza dall’op- posizione e rimandate due volte. Si sarebbero do- vute tenere il 24 gennaio ma violente manifesta- zioni di piazza si sono susseguite quotidianamente. La notte tra giovedì 21 e venerdì 22, due scuole sedi di seggi a Gonaives e Léogane, sono state date alle fiamme. «La violenza si stava annunciando - conti- nua Agustin -. Il presidente del Cep ha deciso di rinviare ulteriormente il secondo turno, perché il rischio di derive era evidente. Così chi non voleva le elezioni ha vinto», dice il consigliere del Cep, che è stato il primo a dimettersi, seguito dagli altri membri dell’organismo elettorale. Dall’esterno sembra che il popolo haitiano non ab- bia voluto le elezioni perché manipolate. In realtà sono i partiti di opposizione, tra cui quelli di Préval e di Aristide, che hanno bloccato il processo, sicuri che altrimenti Moise avrebbe vinto. «Le manifestazioni di piazza - ci racconta il neoe- letto senatore del Nord Ovest, Onondieu Louis - non sono state popolari, anche se i media si sono affrettati a sdoganarle come tali, ma decise a tavo- lino e pagate dai politici». Che non si trattasse di una rivolta popolare è d’accordo anche la sociologa e politica Suzy Castor che fa un’analisi più ampia: «Ho visto molta disaffezione per le elezioni. La gente ha perso la speranza. Nel 1990, andare a vo- tare, era stato come esercitare un potere. Oggi non vale più nulla. Nel 2010 c’era ancora l’idea di pro- vare a voltare pagina, votando il cantante Martelly. Ma sono seguiti cinque anni di delusioni. Le mani- festazioni sono state fatte da pochi agitatori pro- fessionisti, che hanno coinvolto i delusi». © AFP/ Larry Downing
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