Missioni Consolata - Maggio 2016
Il messia è perso Anche la speranza in un futuro migliore, in quel lontano 1995, era negli occhi e nelle parole di tutti. A luglio fu eletto il parlamento e a dicembre il nuovo presidente della Repubblica, il delfino di Aristide, l’agronomo René Préval. Gli «amici» Usa avevano impedito che Titid recuperasse i tre anni di presidenza rubatigli dal golpe. Préval sarebbe diventato famoso in tutto il mondo i giorni succes- sivi al 12 gennaio 2010, per la sua ignavia di fronte al terremoto che avrebbe distrutto la capitale Port-au-Prince. In quei giorni terribili Préval, al suo secondo mandato, avrebbe consegnato le chiavi del paese agli Stati Uniti. Lo ricordiamo camminare nervoso, con una sigaretta in mano, senza sapere cosa dire o fare. L’euforia del ’95 si spense negli anni successivi e la fiducia nel futuro si trasformò in desolazione. Tutti si accorsero che Aristide era diventato molto ricco, era cambiato, si era trasformato un politico ambizioso e scaltro. Due anni dopo ebbi la fortuna di vivere a Port-au- Prince, dove lavorai come fotografo e formatore per il settimanale in lingua creola Libète (Li- bertà), legato ai movimenti sociali. A causa del la- voro, girai in lungo e in largo il paese. Fu in quel periodo che persone di ogni livello sociale, mi rac- contarono la delusione e il disincanto rispetto a una classe dirigente che, venuta dalla base dopo che la rivolta popolare aveva scalzato il duvalieri- smo (1986), aveva approfittato del potere solo per fare il salto nella ristretta classe alta, a spese di tutto il paese. DOSSIER MC | HAITI MAGGIO 2016 MC 39 Ricostruzione a «cinque stelle» Poi venne il terremoto che in pochi minuti dis- trusse ampie zone della capitale e di altre città e falciò circa 300.000 vite. Nessuno ne saprà mai il numero reale. Complice l’inurbamento selvaggio, dovuto all’impoverimento delle masse rurali, e l’assenza di regole nella pianificazione territoriale e nell’edilizia. Fu un «momento zero» per il paese. Tornato ad Haiti alcuni mesi dopo, parlando con la gente vi ritrovai una grande voglia di rinascita, di ricostruzione. Quasi il sisma fosse stato un’oppor- tunità per ricominciare tutto su basi nuove. Fu la conferma della capacità degli haitiani di resistere, adattarsi e reagire, anche di fronte ai colpi più duri. Anche in quel momento, al di là di una grande tri- stezza e della paura di nuove scosse, si sentiva nella gente la voglia di fare, di cambiare il paradigma di dominazione e di miseria subito fino ad allora. Ma ancora una volta intervenirono gli Stati Uniti, e Bill Clinton, ormai presidente emerito, che si in- stallò a capo della commissione per la gestione dei fondi della ricostruzione. Lui, non un dirigente ha- tiano, avrebbe deciso come spendere i soldi. E così sarebbero nate alcune nuove zone industriali (la più importante nella baia di Caracol, splendida insenatura nel Nord, inaugurata dai coniugi Clin- ton nel 2012) dove le imprese statunitensi del tes- sile avrebbero sfruttato la manodopera haitiana per 2-2,5 dollari al giorno. E a Port-au-Prince sa- rebbero spuntati tre grandi hotel, mai visti da quelle parti, tra i quali il Meriott, finanziato, guarda caso, proprio dalla Fondazione Clinton e inaugurato un anno fa. Oggi, negli haitiani, anche quella voglia di rivin- cita, di ricostruire meglio la propria società, è sva- nita. E la ricostruzione? Molti mi chiedono. A parte gli hotel cinque stelle, e le zone industriali, sono state rimosse le macerie e asfaltate alcune strade verso Nord. Ma la maggior parte degli edi- fici pubblici non sono stati rifatti, mentre tra i pri- vati, solo qualcuno è riuscito a liberarsi delle ma- cerie e a ricostruire a spese sue. Diversi sono stati anche gli istituti religiosi che si sono occupati del problema della casa per la gente più povera. Alle elezioni post terremoto di fine 2010, gli Usa (di Barak Obama), imposero il presidente nella fi- gura del cantante di kompa Michel Martelly. Que- sta volta lo fecero senza preoccuparsi troppo delle apparenze, intervenendo direttamente sui risul- tati del primo turno e facendoli modificare da una commissione di revisione elettorale. L’operazione fu coordinata direttamente da Hillary Clinton, al- l’epoca segretario di stato Usa, in una visita di 24 ore. Il cantante è anche legato alla corrente duva- lierista e affarista. Dopo 20 anni la destra tornò al potere. Copertina dossier : rito vodù nel Nord di Haiti. A sinistra: cartellone con J. B. Aristide e la candidata di Lavalas, Maryse Narcisse, a Port-au-Prince. Di lato: Jacmel, scalinata mosaico, verso la piazza del mercato.
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