Missioni Consolata - Maggio 2016
24 MC MAGGIO 2016 sere dato in pasto alla prole, divo- rato poco alla volta ma pur sem- pre vivo, per conservare più a lungo possibile i succhi biologici di cui i neonati del predatore hanno bisogno. È lì, impotente, in balia del suo aggressore nono- stante il potenziale offensivo, col veleno in grado di uccidere uccelli e piccoli mammiferi. Non posso frenare un moto di compassione. Chissà se è cosciente che lo at- tende una morte terribile, lunga, forse dolorosa, ma sicuramente da incubo nel vedere ogni giorno le larve del suo carnefice avvici- narsi per mangiarlo poco alla volta. Insetti che predano ragni, non solo il contrario. Qual è il signifi- cato? Quale stato d’animo regna tra gli abitanti della foresta? L’a- more? No, quello lo lascio ai film disneyani. Pur essendo un senti- mento fondamentale, importan- tissimo per la sopravvivenza della specie, l’amore ha durata limitata e prima o poi finisce. Quello in- vece che accompagna dalla na- scita alla morte è la paura. Paura. Quella non abbandona mai, è la compagna che permette la sal- vezza dell’individuo. Paura di es- sere parassitato, assalito, divo- rato, sbranato. Coinvolge tutti, dal giaguaro al tapiro, dal taman- duà all’agutì, dalla scimmia al bra- dipo, dalla formica alla vespa, dal lombrico alla lumaca. Non esiste il predatore assoluto, ogni specie, uomo compreso, ha i suoi nemici. Quanta verità in una frase di Tennyson che riassume perfetta- mente il pensiero: « Nature, red in tooth and claw », natura, denti e artigli insanguinati. È questa la legge, piaccia oppure no. Appare troppo evidente a chi sa interpre- tare il grande libro della giungla. E che Kipling mi perdoni... ( foto 6 ). D opo la pioggia ecco i vaga- lumen . Così i brasiliani chia- mano i pirofori , grossi co- leotteri elateridi che si attivano al calar delle tenebre. Producono luce come le nostre lucciole, ma al contrario di queste hanno luce costante e più potente: si narra che i vecchi esploratori li mettes- sero in gabbiette per poter leg- gere e scrivere la notte. Basta- vano una ventina di esemplari. Hanno due punti luminosi ai lati del pronoto, dietro il capo. Al- cune specie ne hanno un terzo più piccolo sulla parte inferiore BRASILE po’ d’ombra nella calura del tardo mattino, lui alla ricerca di sole che lo riscaldi. Puntualissimo esce dal suo buco nelle giornate calde, controlla il terreno circostante ed attende paziente l’uscita della compagna. Lei è più piccola e dif- fidente, lui invece sa di potersi fi- dare e mi passa a mezzo metro di distanza, quasi con aria di sfida. Sfida che raccolgo con il mio obiettivo fotografico. Il suo ri- tratto mi riempirà il cuore di no- stalgia al ritorno nel freddo in- verno europeo ( foto 4 ). I l buio arriva presto in foresta e lei lo saluta, puntuale. Un trillo lungo, intenso, cristallino. Po- chi istanti e poi torna nel silenzio della sua solitudine. L’ho cercata per tre notti di seguito e infine l’ho trovata. La bromelia è ag- grappata al tronco di un grosso albero e il suo fiore rosso ricorda il pennacchio del cappello di un carabiniere in uniforme. Lei se ne sta nascosta nel suo interno, nel- l’occhio formato dalla corona cir- colare delle foglie carnose che conserva l’umidità della pioggia. Mi fissa con i suoi grandi occhi rossi inespressivi, rannicchiata e immobile, sperando di non essere vista. Colore verde pallido, ventre più pallido ancora, piccolissima, con tondi pallini prensili sulle lun- ghe dita. La raganella se ne sta lì nel profondo pozzo della sua bro- melia, al sicuro. Vorrebbe vedere la luna ma per paura si accon- tenta di vederla passare per pochi momenti dalla rotonda finestra aperta verso il cielo del suo rifu- gio. Poi rimane al buio, solitaria, nell’attesa che il suo richiamo venga inteso da un compagno ( foto 5 ). P er lui la morte ha le ali vio- lette in continuo vibrato movimento. No, non ha la falce ma una sottile siringa para- lizzante. Antenne gialle, corpo nero allungato stretto in un vitino da vespa, agile e nervoso. Ormai paralizzato, si lascia trascinare impotente. Lo sfecide l’ha ap- pena ghermito e lui, la migale , grosso ragno con zanne terrifi- canti, terrore dei piccoli verte- brati, è ormai rassegnato ad es- 5 6
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