Missioni Consolata - Maggio 2016
• Foresta | Animali | Insetti | Ambiente • MC ARTICOLI anche tanti uccelli, specialmente pernici e tacchini, ma non ho osato chiedere troppo ( foto 2, il passaggio del puma ). D oveva succedere. Un disa- stro nella nostra modesta cucina: uova rotte e man- giate, macchinetta del caffè rove- sciata, pane sbocconcellato, zuc- chero sparso ovunque, frutta par- zialmente distrutta, piatti e bic- chieri rotti a terra... Neppure il sacchetto dei rifiuti è stato rispar- miato. È bastato dimenticare la fi- nestra aperta perché quel fur- bone di carcarà ne approfittasse per saccheggiare le nostre scorte. Mezzo falco e mezzo avvoltoio, si atteggiava a gallina e con aria in- nocente si aggirava nel cortile proprio come un pollo domestico. Sembrava un amico confidente e invece ci teneva d’occhio stu- diando i nostri movimenti e la buona occasione per farci fessi. Ora l’ha appena trovata. Eppure avrei dovuto capirlo che il suo at- teggiamento sornione ci riservava qualche brutta sorpresa. Con quel cappuccio nero sopra il capo co- lor caffellatte ha proprio l’aspetto di un mafioso con tanto di cop- pola in testa. Anche la sua anda- tura impettita è da guappo. Ora è sul tetto che ci guarda soddi- sfatto, pancia piena alla faccia no- stra, parrebbe quasi che col suo sguardo acuto e tagliente come una lama voglia prenderci in giro. Che fare? Vedendo il disastro i miei colleghi brasiliani, col loro carattere gioviale, l’hanno presa a ridere: ma che bravo il nostro la- dro! E non ci è restato che pulire e mettere ordine... È passata più di una settimana dal fattaccio e mentre prima era on- nipresente, il carcarà non si è più visto. Potrà sembrare strano, ma mi sa che si è reso conto d’averla combinata grossa e si tiene alla larga per paura di rappresaglie. Mica stupido il nostro «giocon- dor»... ( foto 3 ). M i passa davanti con aria in- differente e quasi indo- lente, ma so che mi con- trolla ed è pronto alla fuga al mi- nimo cenno di reazione. Con l’an- datura da star di musica rap, muove il corpo come una scian- tosa, oscilla a destra e a sinistra alzando le zampe alternativa- mente, la lunga coda inerme ad anelli chiari e scuri, la piatta lin- gua biforcuta in eterno movi- mento alla ricerca di odori e di sa- pori. Ma chi ha detto che i dino- sauri sono estinti? Eccolo qui, un bellissimo esemplare di tegù , il più grande dei sauri terrestri bra- siliani. Ormai mi conosce, ab- biamo un tacito appuntamento giornaliero, io alla ricerca di un esercito di giaguari. Indimentica- bile. Ieri è arrivato nella stazione un altro ricercatore, si chiama Ri- chard, gestisce trappole fotografi- che. Ne avevo viste un paio disse- minate in foresta. Gli ho chiesto di vedere le foto scattate. Sono il frutto di otto trappole che hanno funzionato per tre mesi circa. Scattano la foto quando i loro sensori intercettano gli animali. Tra questi naturalmente figuro anch’io, ma ciò che mi impres- siona è che prima o dopo il mio passaggio la camera registra ta- piri, jaguarundi, ocelot e diversi puma . Anche in pieno giorno! E pensare che ero convinto di es- sere il solo in giro in quel pezzo di foresta dove non pareva esserci traccia di grandi mammiferi. Evi- dentemente mi osservavano pas- sare ogni giorno, nascosti tra i ce- spugli, a pochi passi dal sentiero. Richard, gentilissimo, mi ha la- sciato le foto più belle. C’erano 2 3 4
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