Missioni Consolata - Maggio 2016
italia-afRica 20 MC MAGGIO 2016 ogni anno». Gli ultimi dati Alma- laurea dicono che il 13% dei lau- reati con cittadinanza straniera, 3,4% sul totale della popolazione studentesca, proviene dall’Africa. La negazione del diritto all’afro- italianità passa anche per un’altra, più sottile, discriminazione: «Quando qualcuno mi chiede da dove vengo e io rispondo che sono della provincia di Treviso, scatta l'incredulità - continua Ada -. Per soddisfare la curiosità del mio interlocutore devo aggiun- gere che sono di origine nigeriana e a quel punto, con un sospiro di sollievo, mi viene fatto notare che parlo davvero bene l’italiano! Pur- troppo, soprattutto tra le persone più anziane ma non solo, esiste ancora una certa difficoltà ad ac- cettare il fatto che io possa indi- care come casa mia un paesino che si trova in Italia e che l’italiano sia - anche - la mia lingua». Rapporto alla pari «Li vediamo nelle piccole cose: quando qualcuno dei membri di Arising Africans ci dice che avrebbe voluto incontrare un gruppo come questo anni prima, quando non riusciva a convivere con la propria parte africana e se ne vergognava. Oppure quando scriviamo di uno dei grandi perso- naggi che hanno fatto la storia dell’Africa, perché sappiamo che è un piccolo seme che contribui- sce a disegnare un altro immagi- nario del continente», spiega Em- manuel. E i vostri genitori che ne pensano? «Dicono che gli ricor- diamo quando erano giovani. A differenza loro, però, che si senti- vano stranieri e diversi, noi ab- biamo più potere contrattuale: siamo cresciuti in Italia, ci sen- tiamo al pari dei nostri coetanei italiani e siamo perfettamente a nostro agio quando dobbiamo re- lazionarci con altre persone». Serena Carta* *Giornalista freelance, ha collaborato con Ong e agenzie delle Nazioni Unite. Ha curato la redazione dell’e-book «Guida introduttiva all’uso delle Ict per lo sviluppo». È tra gli autori del webdoc «Guinendadi - Storie di rivoluzione e svi- luppo in Guinea Bissau» e cofondatrice di www.puntozerohub.com. africani o uno solo, puoi essere nato qui o altrove. Io, ad esempio, sono nato in Germania da una fa- miglia originaria della Repubblica democratica del Congo, ma vi- vendo in Italia da più di sei anni mi sento afro italiano tanto quanto Anabell che è arrivata a Pordenone a nove anni». Eppure quello dell’afro italianità è il primo diritto a essere negato dalla società italiana. Secondo Ada i principali responsabili sono i media, che negli anni hanno co- struito un’immagine distorta e strumentalizzata della figura dello straniero: «Più volte ho notato che viene fatta una distinzione non necessaria tra italiani, ricono- sciuti come tali, e afro italiani, chiamati stranieri o immigrati. Le parole con cui ci definiscono sono importanti, così come le imma- gini. Mostrare in tv un solo tipo di africano, a cui spesso si attribui- sce un atto criminale, senza mai prendersi il tempo di presentare altro, come la realtà degli studenti di origine africana che frequen- tano scuole e università italiane, è una discriminazione che finisce per avere ricadute in altri ambiti della società, come quello del la- voro. Prendiamo l’esempio degli universitari: molti di loro per com- pletare il percorso di studi devono fare uno stage in azienda. Ebbene, io conosco tanti studenti di ori- gine africana che hanno avuto dif- ficoltà a trovare uffici disposti ad accoglierli, per via della pelle nera e della diffidenza che questa con- tinua a suscitare. Ma come biasi- mare il piccolo-medio imprendi- tore veneto, che quando accende la tv e sente parlare di Africa vede solo scene di bambini denutriti, calciatori alla moda o spac- ciatori? E ancora: sapete quanti sono gli afro ita- liani che lavorano nel mondo della cultura? Meno dell’uno per- cento: tutti gli altri sono confinati a la- vori con bassa quali- ficazione. Questo, personalmente, è difficile da accettare considerando quanti sono gli studenti afri- cani che si laureano # Qui sotto : Noo Saro-Wiva e Ada Ugo Abara, entrambe di origini nigeriane. # A destra: campagna sul Burundi a cui Arising Africans ha partecipato. © Arising Africans
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