Missioni Consolata - Maggio 2016

MAGGIO 206 MC 15 cora escluso dalla politica di libe- ralizzazione dei visti con l’area Schengen. Dalle 20mila richieste depositate da cittadini kosovari in stati Ue nel 2013, si è passati alle 37mila dell’anno successivo, fino ad arrivare a una vera esplosione nel corso del primo semestre 2015: ben 62.860 richieste. Un vero e proprio esodo (la popo- lazione totale del paese è circa due milioni di abitanti), che è stato tamponato con una forte stretta sui controlli alle frontiere e con migliaia di rimpatri, volontari o forzati. Le cause profonde alla base della fuga non sono però state risolte. Accanto a difficoltà economiche e disoccupazione, ad affossare le speranze nate con la dichiarazione d’indipendenza del 2008 sono anche la corruzione dif- fusa, l’emarginazione di gruppi so- ciali ed etnici (come ad esempio i rom), la scarsa qualità dei servizi forniti dallo stato. Tutti fattori che contribuiscono al- l’infiammabilità della situazione sociale e politica e, secondo molti osservatori, costituiscono terreno fertile per la tentazione jihadista. Secondo varie stime, circa 300 gio- vani kosovari si sono arruolati ne- gli ultimi anni nelle fazioni più ra- dicali impegnate nei conflitti in Si- ria e Iraq, come il fronte al-Nusra e il sedicente Stato islamico. Numeri preoccupanti, che oggi fanno del Kosovo il paese europeo col maggior numero di foreign fi- ghters pro capite, nonostante le frequenti operazioni di polizia e forze di sicurezza contro il feno- meno. Accuse di crimini Nonostante la prossima entrata in vigore dell’«Accordo di stabilità e associazione» con l’Ue, primo ed importante passo sulla strada del- l’integrazione, il Kosovo resta oggi il paese balcanico più lontano da una futura membership europea. Al tempo stesso, però, dal feb- braio 2008 il paese ospita Eulex ( European Union Rule of LawMis- sion ) - la più grande missione Ue all’estero - schierata da Bruxelles per aiutare Pristina a consolidare le proprie istituzioni, soprattutto nel campo giudiziario e nella lotta a criminalità organizzata e corru- zione. Forte di 1.600 membri e di un budget annuale intorno ai 110 mi- lioni di euro, Eulex - attualmente guidata dal diplomatico italiano Gabriele Meucci - è partita con grandi aspettative, ma si è scon- trata sul terreno con la resistenza di parte della società kosovara e con una capacità limitata di inci- dere nel cambiamento, soprat- tutto sull’obiettivo centrale delle sue attività: la lotta a corruzione e criminalità organizzata. Già nel 2012 un report della Corte dei conti europea metteva in risalto che l’attività di supporto di Eulex era stata generalmente inefficace, mentre la corruzione rimaneva «endemica» in Kosovo. A intaccare ulteriormente la credi- bilità della missione, nel 2014 è poi arrivato un grave scandalo: Maria Bamieh, procuratore britan- nico, ha accusato pubblicamente Eulex di aver coperto un caso di corruzione giudiziaria al proprio interno. Le accuse hanno spinto Federica Mogherini, Alto rappre- sentante Ue per gli affari esteri, a chiedere un rapporto sullo stato della missione, affidato a Jean- Paul Jacqué, professore di diritto francese. Il rapporto, pur smentendo le ac- cuse di corruzione, ha gettato però una certa luce sulle gravi ca- renze strutturali della missione, che è parsa incapace, o disinteres- sata, a combattere fino in fondo l’élite criminale che, in Kosovo, si sovrappone significativamente al- l’élite politica. Nel frattempo, una nuova inizia- tiva europea ha fatto irruzione sullo scenario kosovaro, in rispo- sta al rapporto prodotto nel 2010 per il Consiglio d’Europa dal sena- tore svizzero Dick Marty. In quel rapporto venivano accusati vari leader di spicco dell’Uçk, oggi lea- der politici, di crimini di guerra e # Monasteri ortodossi: a sinistra , quello di Gra- canica; a destra , un interno del monastero di Decani. © Laurent Drouet © Philippe Le Moine

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