Missioni Consolata - Maggio 2016
MAGGIO 2016 MC 11 patto anti Thaçi. L’esito di quello scontro ha sciolto il nodo del governo, ma ha esacer- bato la vita politica kosovara, por- tandola ad un livello parossistico di costante tensione, con l’opposi- zione ormai convinta di non avere alcuna possibilità di arrivare al po- tere tramite le urne. Il confronto si è spostato quindi sempre di più nelle piazze, e qui ha incontrato una seconda faglia, quella che ancora divide il Kosovo lungo linee etniche. La protesta si concentra infatti su alcuni aspetti dello storico ac- cordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia rag- giunto nell’aprile 2013. L’intesa, primo accordo formale firmato dai due avversari, prevede un faticoso scambio: Belgrado si impegna a non interferire negli «affari in- terni» del Kosovo, smantellando le sue strutture di sicurezza ancora presenti sul territorio dell’ex pro- vincia, Pristina acconsente alla creazione di una «Associazione delle municipalità serbe in Ko- sovo», che dovrebbe garantire ai serbi rimasti di godere di un’ampia autonomia locale. Il vero obiettivo dell’intesa è «nor- malizzare» la situazione nel Nord del Kosovo, area a grande maggio- Dal parlamento alle piazze Lo scontro cruento sull’elezione di Thaçi è la fotografia più efficace delle divisioni e fratture che oggi spaccano «il paese più giovane d’Europa», figlio della dissoluzione della Jugoslavia, del conflitto inter- etnico tra la comunità albanese e quella serba, di una guerra sangui- nosa e della contestatissima di- chiarazione d’indipendenza dalla Serbia (oggi riconosciuta da più di 100 paesi, ma non dalla stessa Ser- bia, né da Russia, Cina e cinque paesi dell’Ue) del 2008. La prima faglia si trova nelle diffi- coltà del sistema politico di dare vita a una democrazia sostanziale. Le ultime elezioni (giugno 2014), hanno disegnato un parlamento diviso, con il Pdk di Thaçi da una parte e una coalizione di partiti d’opposizione decisi a detroniz- zarlo dall’altra. Incapaci di trovare una soluzione mediata, i leader kosovari hanno dato vita a un auti- stico muro contro muro, che ha la- sciato il paese senza governo per quasi sei mesi. La crisi è stata risolta solo con il pesante intervento della comunità internazionale, che ha portato a un «patto innaturale» tra il Pdk e il principale partito d’opposizione, la Ldk, che ha voltato le spalle al ranza serba che, dalla guerra del ‘99, rifiuta ogni tipo di integra- zione nelle istituzioni di Pristina ( leggere riquadro ). Quella che per il governo kosovaro è una concessione dolorosa, ma necessaria, per l’opposizione è un patto scellerato che rischia di creare un’ingestibile «entità serba» in Kosovo, sul modello della «Republika Srpska» (Repub- blica Serba di Bosnia ed Erzego- vina) in Bosnia. Una prospettiva da contrastare a tutti i costi, sia nell’aula parlamen- tare, trasformata in una curva di stadio, che nelle strade e piazze del Kosovo. © Marco Fieber • Guerre | Diritti umani | Minoranze | Missioni Onu • MC ARTICOLI
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