Missioni Consolata - Aprile 2016

Testimone della misericordia La festa del beato Giuseppe Allamano, svoltasi il 16 febbraio scorso, ha visto missionarie e missio- nari della Consolata riuniti assieme a tanti amici delle missioni, a Torino, nella Casa Madre dove ri- posano i resti mortali del Fondatore. Nel triduo di preparazione alla festa, p. Antonio Rovelli ha pre- sentato la figura del Padre Fondatore alla luce del Giubileo della misericordia, mettendo in evidenza tratti caratteristici della sua persona, fatti di at- enzione al prossimo, servizio e profonda uma- nità. Anche p. Stefano Camerlengo, superiore ge- nerale, nel suo messaggio di augurio l’ha definito «esempio e maestro di misericordia». Il Beato la chiamava anche «Virtù della mansue- tudine» e la raccomandava ai missionari partenti come segreto per «spandere ovunque il profumo dell’amore di Dio». Il card. Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino, che ha presieduto la celebra- zione del 16 febbraio, facendo riferimento al dibattito attuale sulla realtà della fami- glia, ha sottolineato che la santità dell’Allamano trova la sua origine a Castelnuovo d’Asti nella famiglia in cui è nato e cresciuto. Una famiglia che contava già un altro santo: san Giuseppe Cafasso, fratello della mamma. «Le famiglie allora erano davvero la fonte di una formazione cristiana così solida da produrre dei santi che poi nella Chiesa hanno sviluppato opere straordinarie». padre Sergio Frassetto Sul beato Allamano esiste una ricca bibliografia: raccolte delle sue conferenze e let- tere, biografie, studi vari e anche tesi di laurea. A queste si aggiunge un «Elaborato per la Tesi in Scienze Religiose», opera della signora Emanuela Costamagna, mamma di due bambine, che ha vissuto un’esperienza missionaria di un anno e mezzo in Etiopia, presso la missione di Gambo, assieme a suo marito, e che ora sta ultimando i suoi studi presso L’Istituto di Scienze Religiose di Torino. Il titolo della tesi è originale: «Il coraggioso pensiero missionario del Beato Giuseppe Allamano nelle sue lettere inviate ai primi Missionari della Consolata in terra africana». Dall’esame dell’ela- borato emerge come l’autrice abbia saputo cogliere, nella abbondante corrispondenza dell’Allamano, il vero metodo apostolico proposto ai missionari in Kenya. In particolare ha evidenziato le priorità che, pur vivendo a Torino, l’Allamano ha maturato e proposto progressivamente, valorizzando anche l’esperienza in oco dei suoi missionari. La tesi è stata discussa e ap- provata a pieni voti l’otto marzo 2016. padre Francesco Pavese presenza viva 76 MC APRILE 2016 Un «coraggioso pensiero missionario»

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