Missioni Consolata - Aprile 2016
MC ARTICOLI APRILE 2016 MC 65 per loro stessi. Lo conferma Ales- sio, che oggi ha 20 anni e fre- quenta un club dall’età di 8. «A casa stavo male, mio padre be- veva ed era spesso assente, non aveva mai tempo per me o per mia madre, rientrava tardi ed erano continui litigi. Anche mamma aveva iniziato a bere. La prima volta che siamo andati al club, a fine serata il servitore in- segnante ci ha detto di buttare tutte le bottiglie che c’erano in casa, e noi l’abbiamo fatto. Ero piccolo, e durante gli incontri mi facevo i fatti miei, giocavo, dise- gnavo, però ogni tanto tendevo l’orecchio. Capitava anche che in- tervenissi, rimproverando mio papà se lo sentivo raccontare bu- gie…». Un’esperienza che, alla fine, è stata positiva per tutta la famiglia: il papà di Alessio ha smesso di bere, diventando poi lui stesso servitore insegnante di club. E Alessio (che, inutile dire, è astemio) ne ha seguito le orme: da un anno è facilitatore di un club, e da cinque fa sensibilizza- zione nelle scuole sui rischi legati ad alcol, fumo, gioco d’azzardo. Famiglie solidali Ma se qualcuno è meno fortu- nato e non ha familiari che pos- sano (o vogliano) partecipare al club? «Questo è stato il mio caso», racconta Bianca, 51 anni, che frequenta un club a Torino. «Ho iniziato a bere dopo la morte di mia madre, anche lei con pro- blemi di alcol, e sono andata avanti per otto anni. A un certo punto ho sentito di aver toccato il fondo e, malgrado un’enorme vergogna, mi sono rivolta a un club. Ho trovato però incompren- sione e ostilità da parte di mio fratello e di mio padre che, visti i trascorsi familiari, mi hanno liqui- Ma come funziona la vita dei club? Ognuno comprende da 2 a 12 famiglie che si riuniscono a ca- denza settimanale, bambini in- clusi, insieme a un facilitatore detto «servitore insegnante» (lo si può diventare dopo una speci- fica formazione, aperta anche a chi è già membro di un club). Negli incontri ognuno si esprime in libertà, racconta come ha tra- scorso la settimana, condivide dolori e difficoltà, ma anche con- quiste e progetti per il futuro. «Ci si concentra sul qui e ora, evi- tando di rivangare gli aspetti pe- nosi del passato e cercando di far emergere le risorse e le forze po- sitive» spiega Alberini, da 26 anni servitore insegnante a Guastalla (Re). Le regole del club sono po- che ed essenziali: puntualità, di- vieto di fumare o usare il cellulare durante gli incontri, ascoltare gli altri senza giudicare, rispetto della privacy e segretezza su quanto viene detto. Potrebbe stupire la partecipa- zione dei bambini, visto lo «spes- sore» dei discorsi e degli argo- menti affrontati, e visto l’orario (in genere i club si riuniscono dopo cena per un’ora e mezza, due). In realtà la loro presenza è molto positiva: «Portano fre- schezza, allegria e serenità», dice Franco, membro di un club di Li- vorno, e lo è sia per gli adulti che # A sinistra: il dottor Mauro Torchio, responsa- bile di medicina generale all’ospedale Moli- nette di Torino. # A fianco: Alessio, 20 anni, frequenta un club da quando ne aveva otto e adesso presta servizio come facilitatore. © Stefania Garini
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