Missioni Consolata - Aprile 2016
TANZANIA 60 MC APRILE 2016 gone pagano. Perché dovrei se- guire la religione straniera dei bianchi? Ne abbraccerò un’altra: l’islam, ad esempio». Detto, fatto. Il prete gettò la tonaca alle ortiche e divenne un seguace di Muham- mad. Partì per il Senegal, dove sposò una ricca musulmana, dalla quale ebbe cinque figli. Però non si accontentava solo della propria moglie. «Passeggiava» pure con altre donne. Troppo. Un pomeriggio la consorte, con l’aiuto di alcune amiche, aggredì il marito, lo denudò da capo a piedi e lo minacciò: «Amore mio, sta’ bene attento! Se continui a diso- norarmi, ti sgozzo come un maiale». E gli puntò al collo un col- tello affilato. Il libertino ebbe paura e fuggì ri- tornando in Tanzania, non prima però di aver sottratto alla famiglia un’ingente somma di denaro. In Tanzania l’ex padre Joni si de- dicò alla stregoneria, facendo soldi a palate. La sua prima impresa fu l’assassinio di quella donna che, un tempo, non solo aveva resistito alle sue voglie, ma lo aveva sver- gonato come nessun altro. «Sco- vate quella strega - ordinò ai suoi manutengoli - e portatemi qui su un piatto il suo basso ventre». Così fu. Medicine e sacrifici Questa vicenda è narrata dallo scrittore tanzaniano, Gabriel Ruhumbika, nel suo libro del 2001 «La piaga endemica degli indi- geni» 1 . Qual era a quel tempo la «piaga endemica» del Tanzania? La stregoneria, appunto, piaga dif- fusa ovunque. La popolazione la temeva più degli artigli delle be- stie feroci, più della lebbra, più dell’aids. Pertanto gli stregoni, se individuati, potevano anche es- sere linciati coram populo , come era toccato allo spregiudicato per- sonaggio ex padre Joni. Tali esecuzioni erano pure un sa- crificio espiatorio e propiziatorio per i benestanti che continuavano a frequentare gli stregoni, che pro- mettevano di accrescere la loro fortuna. D’altro canto, i ricchi (uomini di af- fari, generali dell’esercito e della polizia, papaveri del governo ecc.) erano i primi a bussare dallo stre- gone per ottenere, a pagamento, «la medicina» che avrebbe garan- tito loro potere e prestigio. Talora la medicina consisteva in «arti umani», tra cui dita e organi ses- suali di persone albine. Il traffico della stregoneria prospe- rava clandestino, indisturbato e criminale. A volte i clienti dello stregone dovevano pagare le sue prestazioni persino con il «sacrifi- cio cruento» di un loro figlio. Il sospetto uccide Questo e altro viene illustrato dal libro di Gabriel Ruhumbika. Ma oggi, dopo quindici anni, qual è il panorama della stregoneria in Tanzania? Il governo si è impegnato a sanare questo morbo contagioso, con l’intento soprattutto di fermare gli omicidi, perché a farne le spese sono spesso persone innocenti ed innocue, vittime di pregiudizi: donne con gli occhi rossi, portatori di handicap, albini ecc. La legge sanziona con pene la pra- tica della stregoneria. Tuttavia il fenomeno, invece di diminuire, cresce. È sintomatico che nel 2010 le uccisioni legate alla stregoneria fossero 579, mentre nel 2012 erano salite a 630. Ecco i nomi di alcune persone giu- stiziate, perché ritenute stregoni: Lorenza, anni 70, di Geita: uccisa e bruciata dagli abitanti del suo vil- laggio; William, 68 anni, di Mbeya: soppresso dai suoi stessi figli; Gae- tano, 60 anni, di Iringa: squartato e fatto a pezzi da ignoti 2 . Sovente è lo stesso stregone ad accusare altri di stregoneria, de- cretandone la fine. La vicenda se- gue questa trafila: un individuo, afflitto da malore, ricorre allo stre- gone per trovarvi rimedio; se l’in- teressato peggiora e addirittura muore, lo stregone può ravvisare in un «nemico» la causa del male; allora il «nemico» può essere eli- minato con qualsiasi mezzo. Oggigiorno la stampa del Tanzania
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