Missioni Consolata - Aprile 2016

IRAN fascia alta, tra le passeggere che dovrebbero essere oggetto di una certa attenzione; i capelli brizzolati che spuntano dal fou- lard, le rughe e le borse sotto gli occhi non lasciano alcun dubbio. Sulla banchina, in genere parec- chio affollata, le persone in at- tesa tentano di disporsi in corri- spondenza dei punti in cui si apri- ranno le porte del treno. Quando mi capita di trovarmi davanti alla porta, prima di salire tento sem- pre di fare uscire le passeggere, ma mi tocca sopportare una no- tevole pressione da dietro e sui fianchi, e mi succede anche di sentire irate esortazioni da parte di chi vorrebbe, invece, entrare subito per accaparrarsi un posto. C’è sempre qualcuna che scappa in avanti e, a forza di spintoni, si fa largo tra il flusso contrario. Mi è capitato spesso, scendendo, di trovarmi ad affrontare un simile arrembaggio. Una volta, mentre cercavo di sfondare il muro di passeggere in entrata per guada- gnare l’uscita, ho infilato il piede nell’intercapedine fra vagone e banchina, e sono caduta indietro lunga distesa. Ho temuto seria- mente di venire travolta. Fortu- natamente non è stato così e ne ho riportato solo un grosso livido alla gamba. L’accaparramento dei posti è fre- netico, la turba delle donne si ri- versa dentro e, in un attimo, ogni posto è occupato, anche quelli non previsti, perché qualcuna, ancora in piedi, chiede a quelle sedute di stringersi e da sei posti se ne ricavano sette. Le vedo ora lì sedute, studentesse di scuola o universitarie per lo più, trentenni, quarantenni, qualche cinquan- tenne; indossano stretti spolve- rini, o ampi chador neri, larghe sciarpe appoggiate appena a metà testa, o severi maghnaè (sorta di foulard-passamontagna, stretti sotto il mento), labbra rosse, fondotinta, occhi cerchiati di matita nera, mascara a badi- late, sopracciglia curatissime e ri- passate col colore. I nasi sono quasi tutti piccoli e regolari, qual- cuno è coperto da una spessa garza. Credo che non ci sia posto al mondo in cui ci si sottoponga con più frequenza a operazioni di chirurgia estetica per rifarsi il naso: le donne, come gli uomini. Ma la mia attenzione di solito cade sulle unghie dagli smalti sgargianti, quadrate, rotonde, a punta, a volte di una lunghezza inquietante. Come si fa a vivere, a lavorare, con unghie così? Come deve essere limitata la sfera delle attività consentite e quanto tempo ci deve volere per mante- nerle così perfette! Chi se lo può permettere? Nella casa dei geni- tori è forse possibile condurre un’esistenza a misura di simili un- ghie, ma poi? Così, in previsione di lasciare il nido paterno, le ra- gazze si mettono alla ricerca di un buon partito. Per evitare la polizia religiosa Le questioni di cuore ormai sono diventate questioni di soldi. Ci si cerca e sceglie secondo parame- tri ben precisi: si guarda con che macchina vai in giro, che cellu- lare hai in mano, come sei ve- stito. Nelle strade alla moda dei quartieri residenziali a Nord di Teheran, dove si concentrano i milionari locali, il giovedì sera (il nostro sabato sera) si fanno le «vasche» con le automobili. Fun- ziona così. Se sei ricco/ricca prendi la macchina del papà, al- trimenti te ne fai prestare una da un amico/amica benestante. Così, al volante dell’ultimo mo- dello di Mercedes, Bmw, Land Cruiser, ti metti a girare in cerca di qualcun altro/altra al volante di un’auto altrettanto presti- giosa. Quando lo/la trovi tiri giù il finestrino e avviene lo scambio dei numeri di telefono. Questo sistema ti evita di essere fermato per strada dalla polizia religiosa, che vigila affinché non avven- gano contatti tra coppie non spo- sate, e ti assicura che la persona con cui ti incontrerai poi in un luogo privato disponga di una buona base economica. Naturalmente, qui siamo ai punti più alti della scala sociale; non tutti sono in condizione di fare le «vasche» con la Mercedes, ma il principio della ricerca di una buona sistemazione attraverso il matrimonio è prioritario per tutte le classi sociali. 52 MC APRILE 2016 # A destra : donne scendono dalla carrozza a loro riservata nella metropolitana di Teheran. © Oleksandr Rupeta / NurPhoto / AFP

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