Missioni Consolata - Aprile 2016

APRILE 2016 MC 43 una minore persecuzione da parte delle autorità nei territori controllati dalle bande. L’accordo non comprendeva alcun impegno, da parte delle ma- ras , in merito all’abbandono di tutte le altre atti- vità criminali che, grazie alla riduzione della re- pressione, sono quindi aumentate. Funes, di fronte alle polemiche sollevatesi nel mo- mento in cui l’accordo è venuto alla luce, ha più volte confermato e poi smentito il fatto, contri- buendo all’inasprimento di un clima politico già aggressivo, creando sfiducia e disorientamento nei cittadini. La tregua, che ha portato a un signi- ficativo - per quanto temporaneo - calo degli omi- cidi e ad alcuni altri piccoli successi (ad esempio la proclamazione dei «santuari di pace», cioè di centri abitati in cui le maras s’impegnavano a non commettere crimini), si è progressivamente dis- solta fino all’avvio di una recente escalation di vio- lenza che ha fatto sprofondare El Salvador in una situazione peggiore di quella precedente. Una situazione fuori controllo Sempre più frequentemente le organizzazioni per i diritti umani e i media indipendenti denunciano abusi di potere di poliziotti e militari, che sareb- bero responsabili dell’uccisione di decine di pan- dilleros o sospetti tali. Inoltre, il ritrovamento di cadaveri di affiliati alle bande, freddati notte- tempo con un colpo alla nuca da distanza ravvici- nata e le mani legate dietro alla schiena, ha riatti- vato l’allarme nei confronti dei gruppi di stermi- nio: formazioni criminali, eredi degli squadroni della morte attivi durante la guerra civile, compo- ste da militari e poliziotti che agiscono al di fuori del controllo dello stato, con l’obiettivo di «ripu- lire» il paese dalle maras . L’esperienza della tregua ha mostrato che non vi sono scorciatoie per la risoluzione del problema delle bande di strada. In assenza di politiche di prevenzione e reinserimento sociale capaci di of- frire alternative concrete ai giovani, qualunque accordo con i leader di questi gruppi è destinato a fallire e a far aumentare il loro potere di ricatto nei confronti dello stato. Strategie efficaci cercasi Con la sensibilità di chi da decenni si batte per i diritti dei minori, specie se segnati dalla violenza agita o subita, Jorge González lamenta la man- canza di una politica nazionale specifica per l’in- fanzia e l’adolescenza, che consideri il contesto fa- miliare e sociale in cui il ragazzo autore di reato è cresciuto, e che investa realmente e con convin- zione nella prevenzione e nel recupero. Lo studioso esperto di giustizia minorile prova a ipotizzare quali potrebbero essere le strategie po- litiche, sociali ed economiche utili a migliorare la situazione. Innanzitutto ci parla dei salari: «La maggior parte delle offerte di lavoro prevede il sa- lario minimo, che non raggiunge i 300 dollari mensili. Inoltre, il “settore” che tira di più è quello del lavoro irregolare, dove non vi è nemmeno un contratto a sancire i diritti minimi e la protezione sociale. In questo scenario, le economie criminali esercitano un fascino irresistibile sui giovani privi di prospettive. Abbiamo urgente bisogno di politi- che sociali che tutelino i giovani e le famiglie, au- mentando significativamente i posti di lavoro re- golari che diano accesso a salari rapportati al co- sto della vita». Un secondo ambito di intervento per Jorge González Méndez dovrebbe riguardare le forze dell’ordine: «Anche i poliziotti vanno sala- riati meglio, affinché siano più motivati e non si facciano facilmente corrompere. L’esercito, che in questi tempi difficili è chiamato a collaborare con la polizia in compiti di sicurezza pubblica, neces- sita di formazione specifica». Urge inoltre contrastare il reclutamento dei bam- bini da parte delle bande: «Le scuole devono es- sere difese e bisogna proteggere i bambini nel percorso casa-scuola-casa». Altra priorità ri- guarda le carceri: quelle salvadoregne (e centroa- mericane in generale) assomigliano più a gironi infernali che a luoghi di risocializzazione. Non si può mettere una persona in una cloaca e pensare di tirarla fuori pulita. Il livello di degrado, violenza e sovraffollamento dei centri di reclusione per adulti e minori rende difficoltoso anche il lavoro delle organizzazioni umanitarie più combattive. Annalisa Zamburlini DOSSIER MC | PANDILLAS OEA / SMS Arena Ortega/Flickr.com

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