Missioni Consolata - Aprile 2016

34 MC APRILE 2016 Misericordia voglio cosa in nome dei meriti di Isacco, Dio li esaudisca in ogni loro richiesta. La tradizione cristiana ha visto in Isacco una prefigurazione di Cristo «legato al legno della croce»: come Isacco stava per essere immolato all’età di 37 anni (Gen R 55,4), così Gesù fu legato e sacrificato sulla croce alla stessa età (cf L. Ginzberg, Le leggende degli Ebrei, II. Da Abramo a Giacobbe , Adelfi Edizioni, Milano 1997, 97-102). Il racconto ha un valore di contestazione dell’usanza diffusa dei sacrifici umani per motivi religiosi: infatti il Dio che apparentemente chiede la morte sacrifi- cale del primogenito di Abramo, sospende la mano del padre obbediente che non osa discutere l’ordine di Dio e lo sostituisce con un «ariete» che Abramo scorge impigliato tra i rami. Il messaggio è chiaro: il Dio d’Israele non vuole la vita umana, lui che la crea e Abramo e Isacco, padre e figlio, ringraziano Dio con un olocausto che Dio stesso «ha provveduto sul monte». Qui sta la ragione per cui si suona il «corno dell’a- riete qèren yobèl » sia per il Giubileo sia l’Anno Sa- batico, sia al tramonto del venerdì per annunciare l’arrivo dello Shabàt, sia in tutte le feste importanti della vita d’Israele. Dio ha salvato Isacco, e il suono del corno di ariete ricorda a Israele che Dio salva il suo popolo, anche quando non lo merita. Il suono del corno diventa il simbolo, il segno della libera- zione di Dio e viene proiettato indietro, fino alle pendici del Sinai, dove Dio parlava a Mosè al suono del corno di ariete (cf Es 19,13.19). Il suono del corno precede l’arca dell’alleanza e guida alla batta- glia della presa di Gerico (Gs 6,4-6.13). Il suono del corno squillerà ogni 49 anni per dare ini- zio al giubileo del cinquantesimo anno, anno di gra- zia e di liberazione, di salvezza e di perdono totale: « 10 Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclame- rete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. 11 Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mieti- tura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 12 Poiché è un giubi- leo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. 13 In quest’anno del giu- bileo ciascuno tornerà nella sua proprietà. 14 Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acqui- state qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. 15 Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto. 16 Quanti più anni resteranno, tanto più au- menterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo, perché egli ti vende la somma dei raccolti. 17 Nessuno di voi opprima il suo prossimo; temi il tuo Dio, poiché io sono il Signore, vostro Dio. 23 Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti. 24 Perciò, in tutta la terra che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per i terreni» (Lv 25, 10-17.23-24). Questo è il punto di partenza dell’istituto del Giubi- leo che, in una fase di riforma religiosa e sociale, è codificato nella tradizione posteriore che però viene addirittura fatta risalire a Mosè, agli eventi del Sinai per dare a questa norma un peso di notevole impor- tanza e coagulare attorno ad essa l’unità di tutto il popolo nuovo di Israele, composto dai residenti che mai lasciarono la terra di Palestina, ma anche dai rimpatriati che, liberati da Ciro, rientravano come stranieri nella «loro» terra che non avevano mai vi- sto né conosciuto perché spesso erano nati e vissuti solo in terra d’esilio. La riforma non riguarda solo la terra, ma si presenta come una legge complessa che concerne le persone, l’economia, il latifondo, la redi- stribuzione della ricchezza e il concetto di proprietà «privata», la quale nell’insegnamento biblico non ha mai attecchito. In un tempo di crisi socio-religiosa (post esilio) nulla di più spontaneo che ritornare indietro, alle proprie origini, ripensarle alla luce dei nuovi eventi e «riscri- vere» la storia come premessa per un nuova avven- tura, incastonata dentro un contesto ampio, antro- pologico, cosmico che si perde nella notte dei tempi e che raggiunge il cuore di Dio creatore che come al- l’inizio creò l’universo, ora crea di nuovo il suo po- polo. Sacerdoti e classi dirigenti si servono della reli- gione che ripensano e riformulano rivisitando narra- zioni, tradizioni, epopee e preghiere del passato per dare risposta ai nuovi problemi che la Storia di «oggi» pone, imponendo una soluzione. Il Giubileo è un momento di questo processo che appartiene a un passaggio cruciale, una svolta decisiva che biso- gna cogliere, se non si vuole perdere l’appunta- mento con se stessi e il futuro. Paolo Farinella, prete (6, continua) # Pagina predente : 15 dicembre 2015, apertura della «porta santa» alla Caritas di Roma. Qui : 13 dicembre 2015, apertura della «porta santa» nella basilica di S. Giovanni in Laterano.

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