Missioni Consolata - Aprile 2016

MC ARTICOLI APRILE 2016 MC 25 Otto maggio: giornata delle comunicazioni sociali Comunicazione: dono di Dio «L’ amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunica- zione sarà portatrice della forza di Dio». Il messaggio di papa Francesco per la 50esima gior- nata delle comunicazioni sociali, dal titolo «Comuni- cazione e misericordia: un incontro fecondo», defini- sce in questo modo la comunicazione, dandole una valenza universale. «La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, ar- ricchendo così la società. Com’è bello vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per su- perare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia. Le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i po- poli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello di- gitale. Pertanto, parole e azioni siano tali da aiutarci a uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle ven- dette, che continuano a intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad esprimersi con messaggi di odio. La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve con- dannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione». Francesco fornisce indicazioni specifiche ai politici e a chi ha responsabilità: «È auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia si lasci ispirare dalla misericordia, che nulla dà mai per per- duto. Faccio appello soprattutto a quanti hanno re- sponsabilità istituzionali, politiche e nel formare l’o- pinione pubblica, affinché siano sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente, e anche di chi può avere sbagliato». Senza dimenticare che: «Ci vuole invece coraggio per orientare le persone verso processi di riconciliazione, ed è proprio tale audacia positiva e crea- tiva che offre vere soluzioni ad antichi conflitti e l’opportunità di realizzare una pace duratura». I mportante è la visione della so- cietà: «Vorrei incoraggiare tutti a pensare alla società umana non come ad uno spazio in cui de- gli estranei competono e cercano di prevalere, ma piuttosto come una casa o una famiglia dove la porta è sempre aperta e si cerca di accogliersi a vicenda. Per questo è fondamentale ascoltare. Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire. L’udire riguarda l’ambito del- l’informazione; ascoltare, invece, rimanda a quello della comunicazione, e richiede la vicinanza. L’a- scolto ci consente di assumere l’atteggiamento giu- sto, uscendo dalla tranquilla condizione di spettatori, di utenti, di consumatori. Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affran- carsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e met- tere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune». E l’attenzione del Papa alle nuove tecnologie, nel bene e nel male, viene ribadita. «Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è au- tentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capa- cità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di pro- muovere il bene della società ma possono anche con- durre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio mo- rale. Prego che l’Anno Giubilare vissuto nella misericordia “ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di di- scriminazione” (Misericordiae Vultus, 23). Anche in rete si costruisce una vera cittadinanza. L’accesso alle reti digitali comporta una responsabilità per l’al- tro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere ben utilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivi- sione». P erché comunicare con misericordia? «La comunicazione, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante per- sone. Questo è un dono di Dio, ed è an- che una grande responsabilità. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”. L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella mi- sura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, gua- risce, accompagna e fa festa. In un mondo diviso, frammentato, polarizzato, comunicare con mi- sericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale pros- simità tra i figli di Dio e fratelli in umanità. a cura di Marco Bello © Juan José Sales Gil

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