Missioni Consolata - Marzo 2016
MARZO 2016 amico 75 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Le conseguenze diventano criminali quando, per accrescere la propria ricchezza, si strappano gli arti degli albini, uccidendoli. Dal 2000 a oggi si contano 153 aggressioni, con 76 assassinii. Fra i sopravvissuti, 34 si ritrovano gravemente mutilati. Gli albini uccisi aumentano in occasione di eventi quali le elezioni nazionali, essendo considerati da alcuni “vittime propiziatorie”. È una piaga tipica- mente tanzaniana». Che lavoro stai svolgendo oggi? «Manco farlo apposta, in Tanzania sono ritornato a fare il giornalista nella rivista in lingua swahili Enendeni (Andate). È una rivista modesta, però missionaria, che intende rompere le barriere tri- bali, culturali e religiose. Enendeni è uno dei pro- dotti del Consolata Mission Centre di Bunju, a 35 chilometri da Dar Es Salaam, dove risiedo con padre Dawit Sendabo, etiope, e padre Giuseppe Inverardi, ex superiore generale. Bunju è un cen- tro di formazione e di spiritualità, pensato soprat- tutto per giovani, catechisti e religiosi. Ma è pure aperto a gruppi che si impegnano nel microcre- dito, nel rispetto dei diritti umani, in cui non man- cano credenti protestanti e musulmani. Mi piace operare nel campo della formazione culturale e religiosa. È uno dei capisaldi di sem- pre dei missionari della Consolata, fin dalla Con- ferenza di Murang’a (Kenya, 1904), che ha reso beata anche suor Irene Stefani». Qual è la difficoltà maggiore che incontri? «Quella di sentirmi “diverso”, nonostante lo sforzo di inculturazione. Nel 1973, missionario trentenne in Tanzania, lessi un articolo: I’m a stranger in my father’s house (sono uno straniero nella casa di mio padre). È questo il cruccio di tutti i giorni». Puoi raccontare un episodio significativo della tua vita missionaria? «Gli episodi sono tanti. L’ultimo è di pochi giorni fa. Un uomo venne a confessarsi. Trasse dalla ta- sca un foglio e lesse una lunga serie di pecca- tacci. Dopo un istante d’imbarazzo dissi: “Amico, ora sei pulito e...”. Non terminai la frase, perché il peccatore pentito incominciò a singhiozzare. Singhiozzi per una sofferenza psicologica re- pressa e per una liberazione attesa da 10 anni. Quando gli misi una mano sulla spalla sussurran- dogli “va’ in pace”, piangevo anch’io». Ai giovani dei nostri centri missionari quale slogan proporresti? «Ragazzi, non lasciatevi prendere per i fondelli da nessuno: né da Twitter , né da Facebook , né da nulla. Non è un’espressione mia, bensì di san Paolo, che diceva a Timoteo: “Nessuno disprezzi la tua giovane età” (1 Tm 4, 12)». Luca Lorusso © AfMC/Francesco Bernardi © AfMC/Francesco Bernardi © AfMC/Francesco Bernardi
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