Missioni Consolata - Marzo 2016
S econdo Katherine Brown, del Diparti- mento di Studi della Difesa al King’s Col- lege di Londra, intervenuta sul quotidiano brasiliano O Globo : «Lo Stato islamico non ha mai contato sui “lupi solitari”, come si è suppo- sto recentemente. [...] È, invece, molto comune [...] la struttura di cellule con relazioni di fiducia stabilite soltanto tra “scelti”». Di un’analoga strut- tura selettiva, tra fiduciari, all’interno dei gruppi di combattenti in Libia, ci parla anche il libro Sol- dier for a summer (Soldati per un’estate) di Sam Najjair, ex foreign fighter , non Is, in Libia e Siria. Nei loro testi, Daniele Conversi (professore presso la Facoltà di Scienze Sociali all’Università dei Paesi Baschi, Spagna) e il già citato Olivier Roy (autore de L’echec de l’Islam politique - Il fallimento dell’Is- lam politico), sottolineano come il radicalismo isla- mico rappresenti un veicolo e un prodotto della glo- balizzazione. In modo analogo, l’islamologo Bruno Etienne descrive la nascita dei movimenti islamici come risposta alla modernizzazione e come «isla- mizzazione della modernità». Scrive Roy: «La religione, concepita come un in- sieme di norme decontestualizzate, può essere adattata a ogni società, proprio perché ha tagliato i propri legami con una determinata cultura e per- mette alla gente di vivere in una specie di comunità virtuale, deterritorializzata che include qualsiasi credente». Negli ultimi decenni lo spostamento a Occidente di molte persone provenienti da paesi musulmani e la loro condizione di minoranza, incoraggiano la crea- zione di comunità religiose slegate dalle realtà isla- miche d’origine. L’Islam stesso, come sistema di in- terconnessioni sociali e religiose, si reinventa: lad- dove in patria la comunità era il referente supremo, in «diaspora» i musulmani si riscoprono «indivi- dui» che operano scelte personali, spesso in rottura con la tradizione e la cultura della terra natale. Il proprio gruppo è percepito come «accerchiato», circondato da un ambiente ostile - dai kuffar -, tra cui è costretto a vivere, e dai quali va protetto, pos- sibilmente chiedendo allo stato di riconoscerne l’i- dentità in quanto minoranza. Si vedano, ad esem- pio, i numerosi tentativi, iniziati già a fine anni ‘90, di «intese» tra Stato e comunità islamiche in Italia, tutti falliti anche per la mancanza di una leadership rappresentativa e «unitaria» dell’Islam italiano 6 . In terra d’immigrazione molti musulmani risco- prono «radici» che non sapevano di avere, e un’i- MARZO 2016 MC 45 Sotto a sinistra: sventola la bandiera nera dell’Is. | Qui sopra : la guerra giustificata tramite i testi sacri. IL NARCISISMO DI COMBATTENTI «POP STAR» JIHAD: SESTO PILASTRO DELL’ISLAMRADICALE DI A NGELA L ANO Non sono rari i casi di islamisti militanti riconvertiti in Europa dopo una vita di indifferenza verso la propria religione di origine. È il desiderio di ritrovare un’identità e un’appartenenza. Il pro- blema, in una comunità islamica che a volte si incontra più facilmente su internet che altrove, è la facilità di incappare in versioni fai da te della religione del Profeta. © Dabiq 11 DOSSIER MC IS 2
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