Missioni Consolata - Marzo 2016
42 MC MARZO 2016 Dunque, il jihadismo, tanto per i «nati musulmani», quanto per quelli che lo diventano, rappresenta una «conversione», una rinascita personale, una nuova vita. E ciò accade, in genere, poco prima che essi si arruolino nelle fila di qualche organizzazione. In un certo senso la trasgressività delle loro vite an- teriori alla conversione si trasferisce nella trasgres- sività di un Islam al di fuori della consuetudine or- todossa. Un fenomeno che assomiglia molto alle conversioni, nell’America Latina, alle sette evange- liche militanti da parte di giovani con dipendenze da alcol o con altri problemi sociali. Non è un caso che diversi studiosi - tra cui psico- logi, sociologi, antropologi e medici - parlino di forme di sofferenza psichica e sociale comuni ai vari jihadisti: depressione, isolamento, instabilità psicologica, ipersensibilità, debolezza, sentimento di alienazione o di non appartenenza a un luogo, un tempo, un territorio, una società. Questo sembra, dunque, il retroterra comune sia al jihadista che arriva dai borghi ricchi delle città, sia a quello delle periferie, banlieue o bidonville , sia al musulmano di nascita, sia a quello convertito. In tutti questi casi, la persona disagiata trova nelle reti sociali dell’Islam radicale le risposte che cerca. Oltre a ciò, una sensibilità e un idealismo partico- larmente spiccati, e la rabbia causata dalle ingiusti- zie sociali (presenti sia nel proprio territorio che nel resto del mondo), rappresentano una spinta per cercare giustizia e legge nell’Islam, percepito come «rivoluzione permanente» e, in particolare, nell’Is- lam più estremo e politicizzato, al di fuori della so- cietà occidentale, o dei regimi arabi corrotti. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia, Israele, ma anche Iran e alcuni governi arabi, sono conside- rati da questi giovani (e anche adulti) come il male che infesta il mondo e aggredisce la ummah isla- mica, e che deve essere combattuto. Ecco, allora, che l’Is, con la sua propaganda di eroi, «giovani leoni», forti, palestrati, belli, cosmopoliti e «antagonisti» dei corrotti, riesce ad attrarre molti giovani in crisi di identità. Islamisti radicali in Italia In una nostra precedente inchiesta, risalente alla fine degli anni ‘90, per la quale intervistammo di- versi uomini e donne, musulmani di origine o con- vertiti, di varie città italiane e distinte classi sociali, era emersa, tra le donne convertite a un Islam più radicale, l’alta incidenza di sofferenze psicologiche o familiari. Molte erano le persone con un passato di instabilità emotiva e affettiva, segnato da droga o etilismo, con esperienze di abbandono familiare, di padri fuggitivi o violenti, madri malate o incapaci di occuparsi di loro. Molte avevano esperienze di mili- tanza in organizzazioni molto militarizzate di estrema sinistra o estrema destra. Questa vita passata, segnata da sofferenze o rigida disciplina, veniva solitamente raccontata dalle inte- ressate per indicare un prima e un dopo la «conver- sione» o, meglio, il «ritorno all’Islam», (secondo il concetto islamico per cui tutti, alla nascita, siamo musulmani, nel senso etimologico del termine, os- sia creature sottomesse a Dio). Anche tra diversi uomini emergeva un passato di droga, alcol, violenza personale, ex militanza in par- titi estremisti. Le letture principali, per molti di loro, erano i testi classici del salafismo: Ibn Tay- miyya, Sayyid Qutb, Albani, Mawdudi. Negli anni tale situazione non è mutata, e, anzi, si è acutizzata. Spiega il già citato Roberto Aliotta: «Tra i convertiti che ultimamente si presentano nel nostro centro, vediamo soprattutto individui con disturbi gravi della personalità. E ci sono stati vari casi di musulmani immigrati che hanno manife- stato attitudini violente nei confronti dei non mu- sulmani, effetto di disordini mentali che la lettura di testi salafiti o l’ascolto di sermoni violenti, via in- ternet, esasperano». Le persone alla ricerca di un cammino spirituale si avvicinano all’Islam tradizionale e non hanno biso- gno di aderire alla visione estremista della dottrina wahhabita neosalafita e delle sue diramazioni come il jihadismo e il takfirismo ( cfr glossario). © Dabiq 13 Sopra a sinistra : un’immagine della strage di San Bernardino, Los Angeles, California, Usa, in cui una coppia di terroristi hanno ucciso 14 persone. | Sopra al centro : Mosul, Iraq, la croce viene divelta dal campanile e sostituita dalla bandiera dell’Is. | A destra : un gruppo di ragazzi in mimetica prega. © Dabiq 10
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