Missioni Consolata - Marzo 2016

di Gigi Anataloni EDITORIALE MARZO 2016 MC 3 Ai lettori NON SI ELIMINANO COSÌ ANCHE GLI ULIVI? L eggo: «“I paesi coinvolti dal virus zika devono autorizzare la contraccezione e l’aborto”. È que- sto l’ultimo appello sull’epidemia lanciato stavolta non dall’Organizzazione mondiale della sa- nità (Oms), ma direttamente dall’Onu. L’alto commissario delle Nazioni unite per i Diritti uma- ni, Zeid Raad al-Hussein, ha fatto sapere che garantirà alle donne in questi paesi anche consu- lenza su salute sessuale e riproduttiva. Ma soprattutto ha rivolto un invito ai governi e parlamenti: “Le leggi e le politiche che restringono il loro accesso a questi servizi devono essere riviste con urgen- za, allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il diritto alla salute per tut- ti”, ha affermato al-Hussein. “Chiediamo a questi governi di cambiare tali leggi, perché come posso- no chiedere alle donne di evitare gravidanz e?”, ha aggiunto Cecile Pouilly, portavoce dell’alto com- missario» (da repubblica.it , 05/02/2016). P arole pesanti queste, come la morte. Scusate, ma quando leggo notizie come que lla sopra riportata mi viene da chiedermi quale concezio- ne abbiano i burocrati dell’Onu della persona umana. Non vedo molta differenza ideologica tra que- ste sentenze che escono dal Palazzo di Vetro e quelle che piovono da Bruxelles a proposito degli ulivi pugliesi infettati di Xylella. Gli ulivi si tagliano, i feti si eliminano, tutto nel nome della salute e della si- curezza. Gli ulivi stanno lì dove sono stati piantati 10, 100, 1000 anni fa. Il parassita li attacca e loro non possono neppure scuotere i rami per resistere. Ma la persona umana? Si dice che non si può «chiedere alle donne di evitare gravidanze». Allora via tutti gli ostacoli e i limiti a «anticoncezionali e aborto», per garantire il «diritto alla salute per tutti». Per tutti, eccetto i nuovi figli e figlie in attesa di nascere. Ma rischiano di nascere malati! E poveri. Allora, per sicurezza, ucci- diamoli prima. E per evitare problemi di coscienza, cambiamo le leggi cosicché quella che in realtà è un’operazione di eugenetica diventa un’operazione umanitaria. N on intendo entrare nel merito della vexata quaestio dei contraccettivi, e neppure mettere in discussione il dovere delle istituzioni nazionali e internazionali di proteggere la salute di tut- ti. Neppure mi sogno di sottovalutare il dramma vissuto da migliaia di famiglie nelle regioni colpite dal virus, famiglie, tra l’altro, che già vivono in situazioni di gravissima povertà. Mi voglio limitare a condividere con voi il profondo disagio che provo di fronte alla deriva molto mate- rialista della nostra società. Mi preoccupa un mondo nel quale si ha paura ad accogliere alcune mi- gliaia di bambini probabilmente malati perché, in fondo, non si pensa in termini di sofferenza (per lo- ro e le loro famiglie), ma piuttosto in termini di spesa e guadagno e non si ha nessuna intenzione di investire per migliorare l’habitat degradato in cui nascono. Quello stesso mondo non esita a sgancia- re migliaia di bombe in Siria e spende miliardi in armamenti, ha i fondi per nuovi stadi e le Olimpiadi, ma non trova i soldi per chi fugge da guerre e miseria, per risanare le periferie urbane e costruire nuove scuole, e non osa credere nella gratuità dell’amore, come quello di genitori disposti ad acco- gliere e amare un figlio anche malato. Ricordo una giovane famiglia che si rifiutò di permettere ai medici di interrompere l’alimentazione del loro bimbo prematuro per accelerarne la morte inevitabi- le. Visse solo 22 giorni quel piccolo. Ebbe un nome e una storia. Oggi, andando al cimitero, quei geni- tori possono dire «ti abbiamo tanto amato», senza portare il peso di un «ti abbiamo ucciso». È proprio la capacità di amare gratis, anche contro il buonsenso, che ci caratterizza ed è una delle di- mensioni più belle e sorprendenti del nostro essere uomini. Più bazzico il Vangelo, più rimango affa- scinato dalla fiducia che Dio ha nell’uomo: una fiducia tale da credere che l’uomo sia capace di com- portarsi da Dio, di essere perfetto come Dio è perfetto, di essere misericordioso come Dio è miseri- cordioso, capace della stessa gratuità di Dio. Il problema è che siamo noi uomini a non credere negli uomini. Si parla tanto di umanità, di «diritti umani». Ci si riempie la bocca di libertà, sicurezza, diritti. Ma chi ha una concezione più alta dell’uo- mo? Chi promette sicurezza e salute eliminando dolore e sensi di colpa? O chi crede nella capacità di gratuità, d’amore, di dono di sé, di sacrificio e di pensare «noi» e non solo «io»? Amo gli ulivi e ho perplessità sulle soluzioni drastiche usate per «difenderli», ma gli uomini sono ben più degli ulivi. Sono capaci di amare, e questo è il più grande antidoto alla malattia e alla morte.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=