Missioni Consolata - Marzo 2016
Recuperare i saperi locali Molti studiosi, tra cui l’economista ecologico Joan Martinez Alier, coordinatore scientifico dell’Eja- tlas, sostengono che sia già in corso un’alleanza tra movimenti ambientalisti e coloro che spin- gono verso una ridefinizione dei rapporti economici, produttivi e commerciali ispirati da concetti di equità sociale e rispetto. Se pen- siamo alle proposte della Decre- scita, così come a quelle dell’a- groecologia, della riconversione urbana, ai gruppi di co-produzione tra famiglie e agricoltori, questo diventa evidente. Lo storico italiano Marco Armiero, osservando che la convergenza fra giustizia ambientale, il movimento altermondialista, e le comunità di base è avvenuta già da tempo, al di là delle pubblicazioni scientifi- che, sembra lanciare un appello al mondo accademico perché ne prenda coscienza e inizi a par- larne. Uno degli obbiettivi princi- pali del progetto è proprio quello di superare, nell’ambito della giu- stizia ambientale, la visione dico- tomica tra il sapere «scientifico» e quello «popolare», soprattutto in relazione a questioni vitali e a volte incerte come gli impatti so- cio-ambientali, oltreché sanitari ed economici, di un mega pro- getto minerario o energetico o dei trasporti, e così via. Infatti gli inte- ressi corporativi e politici, insieme a un sapere troppo «istituzio- nale», hanno drammaticamente negato la partecipazione dei di- retti interessati alle decisioni, si- lenziando i saperi locali, propri ad esempio di culture indigene, co- munità montane, di piccoli pesca- tori, di agricoltori, che custodi- scono un grosso patrimonio di co- noscenze sul territorio e sulle sue fragilità. Recuperare tali saperi, ri- conoscere la loro dignità e inte- grarli nei criteri «scientifici» uffi- cialmente riconosciuti, deve es- sere un obiettivo del mondo acca- demico e universitario, e la meto- dologia di ricerca in Ejolt spinge in questa direzione. Una volta che tale frontiera tra saperi si vedrà sfumata, si indebolirà anche il si- stema che concede potere a un at- tore piuttosto che all’altro, agli in- vestitori di una grande multinazio- MONDO L’ Atlante globale della Giustizia ambientale (Ejatlas), nell’ambito del progetto Ejolt ( Environmental Justice Organizations, Liabi- lities and Trade ), coordinato dall’Università Autonoma di Bar- cellona, è nato per costruire una base di dati a livello globale tramite una piattaforma online costruita in maniera congiunta tra ricercatori, organizzazioni locali ed esponenti di movimenti. I singoli conflitti am- bientali sono narrati attraverso una ricca scheda tecnica che include le ragioni economico-produttive alla loro base, le tendenze degli inve- stimenti nel settore, gli impatti del progetto, gli attori del conflitto e le caratteristiche della mobilitazione da parte degli oppositori. Chiunque sia interessato a contribuire alla mappa mondiale e ha ac- cesso a dati su vertenze locali, può iscriversi alla pagina web http://ejatlas.org/accounts/new o contattare il gruppo di ricerca dell’Ejatlas all’indirizzo ejoltmap@gmail.com . Per contribuire all’Atlante italiano, può inserire i propri dati nella pagina web http://atlanteitaliano.cdca.it/accounts/new . I dati rela- tivi a ogni caso vengono raccolti attraverso una scheda di circa 100 voci, contenenti sia dati qualitativi che quantitativi, e esaminati at- traverso un processo di moderazione e validazione delle informa- zioni. Una volta geolocalizzato sulla mappa, il caso viene pubblicato online e reso disponibile al pubblico per commenti e feedback. In qualsiasi momento il caso potrà venire aggiornato o arricchito di ul- teriori informazioni. In alcuni casi poi, dati geografici vengono appli- cati alle mappe per permettere analisi spazio-geografica e mappe tematiche. Daniela Del Bene Un atlante costruito con il contributo di tutti 24 MC MARZO 2016
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