Missioni Consolata - Marzo 2016
MYANMAR hanno perso il lavoro nel 2002, al- l’inizio della guerra. Questa regione del Myanmar è meravigliosa. Siamo in una piana alluvionale, percorsa da un grande fiume, il Thanlwin, che scende dalle montagne della Cina, e finisce il suo corso nel mare delle Andamane. Nelle fer- tili risaie a perdita d’occhio vedo case coloniche ombreggiate da grandi alberi che ricordano il Ti- rolo. Le famiglie hanno tanti bam- bini che ci salutano. Pare impossi- bile che questo territorio sia stato per anni devastato dalla guerra. Le montagne sono guglie di cal- care in cui si aprono profonde grotte in parte ricoperte da vege- tazione dove gli abitanti hanno creato luoghi di culto buddhista. Ne ho vista una, grandiosa, dove si trovano stupa dorati, migliaia di buddha di ceramica, piccoli e grandi, serpenti sacri e le imma- gini dei Nat, gli spiriti ancora ve- nerati dal popolo. Una lunga fila di monaci di pietra si allinea lungo la strada che conduce dalla grotta alla fonte miracolosa. La popolazione è buddhista-animi- sta, ma il conducente del mio taxi sostiene di essere buddhista-cat- tolico. Al tramonto scendo sulla riva del fiume, quando i pescatori rientrano nei villaggi. Come la mattina, anche la sera si alzano fumi dalle case. Si bruciano i ri- fiuti, le foglie secche, e si accen- dono i fornelli per cuocere e frig- gere il cibo. Domenica delle Palme Con qualche difficoltà riesco a tro- vare la chiesa cattolica della città. Mi siedo in un banco accanto a due giovani, Claire e Aye Pyone, che mi offrono le palmette che hanno intrecciato per la festa. Sono l’unica straniera e dopo la messa si avvicina un giovane prete, padre Ignazio. Ha trenta- nove anni ed è nato in un villaggio remoto nel Nord dello stato Kayin. La mamma è morta giovane, non si sa di cosa, perché non esiste as- sistenza sanitaria. Il papà era cate- chista e si recava nel villaggio ma- terno, Le Too Po, per insegnare i canti. Là si sono conosciuti i suoi genitori. I villaggi e il Knu ( Karen National Union ) devono gestire le scuole, dove si parla la lingua kajin, molto diversa dal birmano. Qui gli alberi di teak sono stati ta- gliati da molti anni e non ricre- scono più. Hpa An è diocesi dal 2009, prima dipendeva da Yangon. Davanti alla chiesa ci sono due belle case, una per le suore e l’al- tra per gli studenti dei villaggi re- moti. Campi profughi Faccio colazione alla Guest House con ceci e chapati che la giovane moglie del padrone ha comprato al mercato. Khin Myo Thite è mu- sulmana e appartiene al gruppo etnico più antico, i Mon, che ha dominato per secoli il paese. «Mio marito non sa l’inglese, appartiene alla generazione che non ha avuto la scuola superiore a causa della guerra». Da un anno la frontiera con la Thailandia, molto vicina, è stata riaperta. Arrivano da Bangkok giovani con zaino in spalla, e Khin dà loro una sistema- zione e le indicazioni di cui hanno bisogno. Esco per andare a com- prare frutta al mercato. Il pozzo davanti alla moschea è sempre at- tivo, con donne e uomini che riempiono i bidoni d’acqua. Sono in compagnia di Lillian, medico in- glese che lavora da anni nei campi profughi in Thailandia. «Conosco il popolo del Myanmar - mi dice -, ora voglio conoscere il paese e ri- mango fino all’ultimo giorno con- sentito dal visto». Parliamo dei campi profughi, dove vivono ancora molti birmani che sono stati cacciati dai villaggi. Vi- vere in un campo significa avere cibo, acqua e sanità, ma non è una vita normale. Difficile avere un la- voro, svolgere un’attività. Chi ha lasciato gli orrori della guerra non vuole più ritornare a casa. Claudia Caramanti (fine seconda parte - continua) # Qui : grotta dei pressi di Hpa An con stupa dorato e Buddha di ceramica. | In basso : monaci di pietra nei pressi della grotta dalle parti di Hpa An.
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