Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016

Pia Clotilde Allamano Pia Clotilde (1878-1966), nipote di Giuseppe Allamano, ebbe con lo zio un rapporto tutto particolare. È lei stessa a spiegarlo: «Pochi istanti prima di morire mio padre Ottavio, in- vocata l’ultima benedizione del giovane fra- tello sacerdote, ne volle la mano, vi fece congiungere quella di mia mamma e la mia piccolina di un anno e gli disse: “Ti racco- mando mia moglie e la mia piccina” e fece il supremo sacrificio della vita cristianamente e semplicemente col “sia fatta la tua vo- lontà”. Dopo avere assistito al transito del fratello, lo zio esclamò: “Potessi fare anch’io una morte come lui”. Per questo sacro ri- cordo io sono cresciuta nell’affetto e nella venerazione di questo “santo zio” che in vita mi spronò al bene ed alla virtù». Questa nipote privilegiata, oltre alla lunga te- stimonianza rilasciata durante il processo di beatificazione, in diverse circostanze con- fidò alcuni ricordi che manifestavano inte- ressanti aspetti della personalità dell’Alla- mano. Eccone alcuni: «Tra le nipoti del can. Allamano io sola ebbi la fortuna di essere battezzata da lui. Più tardi, quando gli ricor- dai il fatto, esprimendogli la mia viva ricono- scenza, così mi rispose: “Ti ho aperte le porte del Paradiso. Lavoriamo per potervi entrare là dove i nostri cari ci aspettano”». «Una volta ebbe a dirmi che non partecipava a viaggi e pellegrinaggi, così esprimendosi: “Gesù e Maria mi sono sempre vicini e tutte le meraviglie le vedrò lassù dove spero di giungere, non per i miei meriti, ma per quelli di Nostro Signore Gesù Cristo”. Questo affer- mava nella sua umiltà». «Ricordo i consigli che dava a me in particolare, perché sempre li ho ritenuti nella mia vita e seguiti per quanto ho potuto: “Sii umile, modesta, de- vota. Non cercare di comparire. Non lasciarti tentare dall’ambizione. Rifletti prima di par- lare. Prega, studia, lavora. Sii dignitosa: il buon nome lo portiamo scritto sulla fronte”». «Partecipò profondamente al lutto per la morte della mia dilettissima mamma ed ebbe per me parole di vera consolazione: “Tu ed io siamo rimasti soli. Procuriamo di farci dei meriti volgendo gli occhi al cielo dove i nostri cari già godono, pregandoli di tenerci preparato un bel posto presso di loro”». «Parlandogli della viva compiacenza che avevo provato per le festose dimostra- zioni di devoto affetto di cui venne fatto se- gno in occasione della sua Messa d’Oro al santuario della Consolata e all’istituto delle Missioni, egli sorridendo mi rispose: “Tutte cose che passano. Pensiamo all’eternità, che ci aspetta”». In modo particolare voglio ricor- dare questo che mi ripeteva a voce e per scritto: “Sta tranquilla nel Signore”». Il 22 ottobre 1931, fu posta nella chiesa par- rocchiale di Castelnuovo, in cui l’Allamano era stato battezzato, una vetrata con la sua effige. La nipote, felice, fece questo com- mento: «Mi compiaccio che la vetrata ricordo che riproduce così al vero le sue care sem- bianze nella nostra chiesa parrocchiale sia posta presso l’altare maggiore nell’atteggia- mento da lui preferito in adorazione al SS. Sacramento dove s’ispirò a tante virtù ed opere feconde di bene». padre Francesco Pavese GESÙ E MARIA MI SONO SEMPRE VICINI Durante la sua vita, l’Allamano conobbe personalmente mol- tissimi laici. Alcuni di essi gli furono particolarmente vicini, o per parentela, o per servizio, o per il loro impegno in attività importanti. Le testimonianze di alcuni di essi dimostrano come anche i laici seppero scoprire e apprezzare la santità dell’Allamano. la voce dei testimoni 80 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016

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