Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016

GENNAIO-FEBBRAIO 2016 MC 73 • Rosa Bianca | Nazismo | Resistenza | Non violenza • MC RUBRICHE Anche il fatto di avere come riferimento Romano Guardini, vi dava una spinta ulteriore per non re- stare con le braccia conserte di fronte alla rovina della vostra patria. Oltre che da Romano Guardini il nostro modo di pensare e di agire era stimolato anche dal parroco di Soflingen, un quartiere di Ulm in cui era presente una forte resi- stenza cattolica al nazismo, da Franz Weiss, da Carl Muth e da Theodor Haecker, intellettuali cattolici antinazisti, il cui pensiero influenzò molto le scelte di resistenza non violenta del nostro gruppo. Con questi riferimenti religiosi e culturali non vi limi- taste a una resistenza passiva, ma decideste di agire stampando e distribuendo volantini. Sì. E fu una cosa non da poco tenendo conto che la carta era razionata e tutto era controllato. Anche ottenere bu- ste e francobolli a sufficienza richiedeva molta prudenza per non dare nell’occhio. Producemmo sei volantini, gli ultimi due più forti degli altri. Infatti l’intestazione che avevamo messo ci autodefiniva: «Il movimento di resi- stenza in Germania». Se non sbaglio, anche altri in Germania agivano allo stesso modo. Ad essere sinceri il nostro modo di agire fu ispitaro dalla lettura di un volantino che arrivò nelle nostre case ripor- tando le idee del vescovo di Munster (Monaco), Clemes August Von Galen (1878-1946 - ora beato), il quale certa- mente non le mandava a dire a Hitler: le sue omelie erano un vigoroso atto d’accusa contro l’ideologia nazi- sta. Von Galen, fu uno dei pochi vescovi tedeschi che si oppose apertamente a quell’ideologia, e per questo si guadagnò il titolo di «leone di Munster». Ma anche a casa vostra l’atmosfera che respiravate non era certamente favorevole al nazismo. Nel gennaio del ’42 nostro padre Robert venne denun- ciato da una sua impiegata per aver definito Hitler «un # A sinistra : i sei membri della «Rosa Bianca». Sopra da sinistra : Hans e Sophie Scholl con Christoph Probst. In basso : Sophie Scholl con il fratello Hans ( terzo da destra, in divisa da ausiliario dell’esercito ) e altri amici a Monaco nel luglio 1942. # Pagina seguente : scena dal film del 2005 «La Rosa Bianca - Sophie Scholl» ( Sophie Scholl - Die letzten Tage ) diretto da Marc Rothemund, distribuito in Italia dalla San Paolo. flagello di Dio» e per aver detto che la guerra di Russia era un massacro insensato e che i sovietici avrebbero fi- nito per conquistare Berlino. Che conseguenze ebbe? Prelevato dalla Gestapo, torturato e interrogato, venne condannato a 4 mesi di carcere che praticamente signifi- carono la rovina economica della nostra famiglia, anche se un volta scontata la pena fu rilasciato. Fu l’anticipazione di quello che in seguito successe a voi. A quel tempo chiunque osava mettere apertamente in dubbio l’autorità del Führer e criticare quello che lui af- fermava, ovvero voler costruire un nuovo Reich che sa- rebbe durato oltre mille anni, veniva visto come un ne- mico della patria. Quando decideste di passare all’azione? Nell’estate del ’42, dopo aver battuto a macchina e ciclo- stilato qualche centinaio di copie del primo volantino, co- minciammo a lasciarlo nei locali pubblici, alle fermate dell’autobus, nelle cabine telefoniche o a gettralo lungo le strade dai tram di notte. Nessuno vi sorprese mentre compivate queste azioni di volantinaggio? No, e sappiamo con certezza che anche la Gestapo, pur indagando meticolosamente su chi poteva essere il re- sponsabile di queste azioni, non riusciva a cavare un ra- gno dal buco. E voi non commetteste nessun errore compiendo queste azioni rischiose? Purtroppo sì, il 18 febbraio del ’43, noi due all’interno dell’Università salimmo fino all’ultimo piano con una valigia contenente 1.500 copie del sesto (e ultimo) vo- lantino. Una volta in cima alle scale, lanciammo verso

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