Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
72 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016 di Mario Bandera 4 chiacchiere con « i Perdenti» 11. I GIOVANI DELLA«ROSABIANCA» La «Rosa Bianca» è il nome assunto da un gruppo di giovani universitari di Monaco di Ba- viera che si costituirono in un piccolo ma signifi- cativo movimento di resistenza all’interno della Germania nazista. Il gruppo era composto da 5 studenti: Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. A essi si unirà il professore universitario Kurt Huber. Sebbene tutti fossero studenti universitari, i ragazzi ave- vano fatto il servizio militare partecipando agli eventi bellici sia sul fronte francese che su quello russo dove erano stati testimoni delle atrocità commesse contro la popolazione civile e in modo particolare contro gli ebrei. Essi erano convinti che la guerra scatenata dal nazismo avrebbe portato alla distruzione e alla sconfitta della Germania. Il loro modo di pensare si era formato seguendo le tesi del Quickborn (Sorgente di vita), un movimento culturale fondato e seguito dal sacerdote di origine italiana Romano Guar- dini (1885-1968). La loro resistenza al nazismo si svolse principal- mente all’interno dell’ambiente universitario della Baviera, riuscendo a stampare e distri- buire clandestinamente sei volantini il cui conte- nuto avrebbe dovuto risvegliare la coscienza del popolo tedesco. Più la guerra si prolungava, più il gruppo della «Rosa Bianca» assumeva una po- sizione decisa contro Hitler, non solo distri- buendo opuscoli all’interno dell’università, ma addirittura incollandoli sui cancelli di ingresso e dipingendo slogan anti hitleriani sui muri di Mo- naco e all’interno dell’edificio universitario. Sco- perti da un bidello nazista, vennero arrestati dalla Gestapo, torturati e condannati a morte per decapitazione il 22 febbraio 1943 dopo un processo di poche ore. Con i fratelli Hans e Sophie Scholl abbiamo vo- luto approfondire la loro storia di oppositori al nazismo. Sebbene calpestati, vilipesi e di fatto perdenti di fronte alla tirannia scatenata da Hi- tler, restano nella coscienza collettiva dei tede- schi e degli europei in generale, i veri vincitori dello scontro che avvenne in quegli anni. Sophie e Hans, come vi è venuto in mente di opporvi al nazismo in una forma che era già fin dall’inizio destinata all’insuccesso? Dopo la sconfitta di Stalingrado nel febbraio 1943 fu chiaro, anche se non si osava dirlo apertamente, che le sorti della guerra erano segnate e che la Germania sa- rebbe stata sconfitta. Altri cittadini come voi avevano la stessa sensa- zione, eppure non mossero un dito. Cos’è che vi ha spinto ad agire così pericolosamente in un ambiente come quello universitario profondamente segnato dall’ideologia nazista? Noi e i componenti del nostro gruppo rigettavamo la vio- lenza nazista che la nostra patria, la Germania, stava at- tuando in gran parte d’Europa. Noi tutti credevamo in un’Europa federale che aderisse ai principi cristiani di tol- leranza e giustizia.
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