Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
LA MOLTIPLICAZIONE DELLE DISPARITÀ: UN COMMENTO SEMPRE LADRA ÈLA MISERIA DI A LDO A NTONELLI La degenerazione del sistema avanza incontrastata. L’imbarbarimento è sotto gli occhi di tutti. Occorre reagire perché la povertà ruba la speranza, la dignità e i diritti. S ulle pagine del New York Times , Paul Krug- man, premio Nobel per l’economia 2008, ha presentato Il Capitale nel XXI secolo , il sag- gio pubblicato da Thomas Piketty nel 2013, con queste parole: «Il libro più importante del- l’anno e forse del decennio. Un’opera superba, che cambierà il modo in cui pensiamo la società e ci oc- cupiamo di economia». In effetti, il lavoro dell’economista francese è uno studio consistente e molto documentato sulla dis- tribuzione della ricchezza. Già nell’introduzione, senza tanti preamboli, si afferma in maniera cate- gorica: «La questione della distribuzione delle ric- chezze è oggi una delle più rilevanti e dibattute». E poi, subito dopo, l’autore pone la domanda delle domande: «La dinamica dell’accumulazione del ca- pitale privato comporta inevitabilmente una con- centrazione sempre più forte della ricchezza e del potere in poche mani come pensava Marx nel XIX secolo? Oppure la crescita, la concorrenza e il pro- gresso tecnico determinano una riduzione sponta- nea delle diseguaglianze e un’armonica stabilizza- zione dei beni, come pensava Kuznets nel XX se- colo?». Dall’approfondita elaborazione e analisi dei dati raccolti, Piketty giunge ad affermare che Karl Marx è stato più vicino a descrivere il funziona- mento del capitalismo di quanto non sia stato Si- mon Kuznets, economista e premio Nobel. Nel teo- rizzare la «riduzione spontanea delle disugua- glianze» e «un’armonica stabilizzazione dei beni», questi non aveva tenuto conto che quella equipara- zione era dovuta alle condizioni contingenti del pe- riodo (tra le due guerre) e non alla «mano invisi- bile» teorizzata da Adam Smith. Smith aveva creato la metafora della «mano invisibile» per rap- presentare la Provvidenza (in qualche modo imma- nente), grazie alla quale nel libero mercato la ri- cerca egoistica del proprio interesse gioverebbe tendenzialmente all’interesse dell’intera società e mirerebbe a trasformare quelli che costituiscono «vizi privati» in «pubbliche virtù». Successiva- mente, con Léon Walras e Vilfredo Pareto, è stata normalmente intesa come metafora dei meccani- smi economici che regolano l’economia di mercato in modo tale da garantire che il comportamento dei singoli, teso alla ricerca della massima soddisfa- zione individuale, conduca al benessere della so- cietà. Oggi il concetto di mano invisibile non viene più uti- lizzato. Forse perché è davanti agli occhi di chiun- que l’imbarbarimento della vita socioeconomica. Che tutti i dati confermano. L’Europa e i suoi 342 miliardari Sono 342 i miliardari presenti in Europa. Essi van- tano un patrimonio complessivo pari a 1.340 mi- liardi di euro. Al contrario sono ben 123 milioni le persone, dunque un quarto della popolazione totale europea, a rischio povertà o esclusione sociale ( Un’Europa per tutti, non per pochi , rapporto Ox- fam del 15 settembre 2015). Per avere un quadro più articolato della situazione è utile ricorrere alla distinzione tra «rendimento da capitale» e «rendimento da reddito». Il rendimento da reddito comprende i redditi da la- voro: lavoro salariato soprattutto, ma anche lavoro non salariato. Il rendimento da capitale, invece, as- sume forme differenti: affitti, dividendi, interessi, bonus, profitti, plusvalenze, ecc. Quando il tasso di rendimento del capitale supera regolarmente tutti gli altri tassi, il capitalismo pro- duce automaticamente diseguaglianze insostenibili e arbitrarie. © Pedro Ribeiro Simões, 2007
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