Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
40 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016 F rancesco Gesualdi, le religioni hanno un ruolo im- portante nell’affermazione o nel contrasto alle ideologie economiche. In Cina è il confucianesimo. Nei paesi arabi e islamici è l’islam e la sharia. In Risorsa umana lei parla del cristianesimo riformato (pag. 17) per spiegare le basi dello spirito capitalista. Che cosa può dire delle influenze - positive e negative - del cat- tolicesimo sull’economia? «C’è la teoria e c’è la pratica. In ambito teorico, il cat- tolicesimo ha rappresentato un punto di riferimento importante a salvaguardia della dignità umana e dell’e- quità. Ma nella pratica la Chiesa non ha sempre saputo dire parole di condanna per lo sfruttamento del lavoro e per un sistema che è strutturalmente organizzato per derubare i deboli e negare l’esistenza ai senza denaro. Ritengo che questa incoerenza sia in parte dovuta al- l’incapacità della Chiesa di cogliere la connotazione classista ed escludente del sistema di mercato, in parte alla sua paura di dichiarare il valore supremo della co- munità e dell’economia collettiva, come insegnano gli Atti degli Apostoli». Papa Francesco non piace a molti fautori del capitali- smo duro e puro. Vuoi per le sue posizioni in difesa del- l’ambiente, vuoi per il ruolo subalterno che attribuisce al denaro e per la lotta alle diseguaglianze. Queste sue posizioni potranno sortire degli effetti concreti sul si- stema economico internazionale o si tratta di una te- stimonianza che , pur autorevole, non potrà tradursi in realtà pratica? «Tutto dipende da noi, dalla nostra capacità di acco- gliere gli insegnamenti di papa Francesco. Il papa as- solve a una funzione di magistero, ci aiuta a giudicare la realtà, ci esorta a guardarci dai falsi miti, ci indica gli obiettivi da perseguire nel solco del Vangelo. Dopo di che la palla passa a noi fedeli che vestiamo i doppi panni di cristiani e cittadini. Se ci limitiamo a battere le mani è chiaro che non succederà nulla. Se invece ci mettiamo all’opera, tutto cambierà. Se sapremo de- nunciare le angherie dei potenti, se sapremo opporci ai loro soprusi, se sapremo cambiare i nostri stili di vita, se sapremo porre rivendicazioni e fare proposte di cam- biamento, allora metteremo in moto un’onda che po- trà trasformare l’utopia in realtà». Recentemente sono usciti due libri - Avarizia di Emi- liano Fittipaldi e Via Crucis di Gianluigi Nuzzi - che accu- sano il Vaticano di predicare bene (la povertà, la mori- geratezza) e razzolare male (vivere nella ricchezza). Pensa che il discorso sull’«economia che uccide» por- tato avanti da papa Francesco possa risultare indebo- lito, se non addirittura cancellato dallo scandalo? «Non difenderò certo la ricchezza del Vaticano che rappresenta un tradimento del Vangelo. Mi pare, tutta- via, che papa Francesco abbia manifestato, attraverso fatti e annunci, la volontà di invertire il senso di marcia. Nella misura in cui proseguità lungo il cammino di tra- sformazione, i suoi insegnamenti ne usciranno raffor- zati, altrimenti saranno neutralizzati se non denigrati. È una questione di credibilità. Tuttavia dovremo imparare a dare valore ai messaggi in base alla verità intrinseca che contengono dentro di sé indipendentemente dalla bocca che li pronuncia». L’islam - almeno in teoria - segue un proprio sistema economico. Che ha fallito nella maggior parte dei paesi islamici. La miseria può favorire la formazione di mo- stri e terrorismo? «Nonostante le diversità religiose e politiche, da un punto di vista economico secondo me l’unica formula che oggi il mondo conosce è quella capitalista. Per cui ovunque si produce ingiustizia, miseria e sfruttamento. Da un punto di vista politico l’oppressione può prendere varie strade in base alla lettura che le vittime danno della propria condizione e al tipo di organizzazione in cui possono militare. Oggi in Europa il terrorismo come pro- getto politico, derivante da un'analisi di classe, non esi- ste più. Esiste invece il terrorismo come progetto mili- tare che ha come giustificazione formale la religione e come movente reale l’esclusione sociale. Questi sono a mio avviso i foreign fighters europei di origine araba che si arruolano nelle file dell'Isis e che si immolano negli at- tacchi dinamitardi, come quello di Parigi. Ma se aves- simo la possibilità di esaminare la posizione di tutti gli aderenti all’Isis in Siria e in Iraq, probabilmente trove- remmo una casistica molto più ampia: ex soldati dell’e- sercito di Saddam, fanatici religiosi, miserabili che si ar- ruolano per disperazione. Questo per dire che considero il terrorismo islamico un fenomento complesso frutto non solo dell’ingiustizia economica, ma anche di varie altre forme di umiliazioni e risentimenti». Paolo Moiola Le religioni e i sistemi economici Banca Paradiso © Andreas Solano / AFP Sopra : papa Francesco dal balcone della cattedrale di Prato (10 novembre 2015).
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