Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
GENNAIO-FEBBRAIO 2016 MC 39 «Quando qualcuno prende troppo potere è perché qualcun altro glielo ha consentito. In ambito digi- tale si è replicata la stessa situazione che si è creata in settori come l’acqua, il cibo, l’energia. Pur trat- tandosi di bisogni fondamentali, sono stati conse- gnati nelle mani dei privati che tendono a formare monopoli. Internet poteva essere una grande occa- sione di incontro pubblico e di democratizzazione dell’informazione. Invece è sempre più riserva di caccia di inserzionisti pubblicitari, di siti a paga- mento, di imprese che spiano i nostri interessi per rivogarci le loro proposte commerciali. Ma non è legge di natura che tutto finisca in orgia commer- ciale. È frutto di scelte politiche che si possono in- vertire in qualsiasi momento. Basta decidere di ri- portare i servizi di pubblica utilità sotto gestione pubblica affinché tutti possano goderne in maniera libera, ed equa». La macchina mediatica del pensiero unico Ha ancora un senso l’Unione europea? E lamo- neta unica? Se non avessero più senso, non sa- rebbemeglio sciogliere tutto e lasciare che ogni paese scelga la propria strada? «Al di là della retorica, l’Europa è nata all’inse- gna della concorrenza, per garantire alle grandi imprese un mercato adeguato alle loro dimen- sioni. Anche la moneta unica è stata concepita per consentire alle economie più forti di cannibaliz- zare quelle più deboli. In un’Europa cannibale non ha senso restare; se poi avessi la certezza che vo- gliamo separarcene per realizzare, a livello nazio- nale, un’economia equa e sostenibile, non esiterei a sostenerne l’uscita. Ma il sentimento antieuro- peo che sento aleggiare è di segno opposto. Con- statato che siamo fra i deboli, vogliamo staccarci dall’Europa per recuperare quel vantaggio com- petitivo che può permetterci di tornare a concor- rere sul mercato mondiale nella posizione dei forti. A me questa prospettiva non interessa, per cui preferisco cogliere la palla al balzo di un’Eu- ropa senza frontiere, per solidarizzare con gli ul- timi di tutto il continente per uscire, tutti insieme, da una situazione di sottomissione e ingiustizia». Qualsiasi paese che tenti - in qualchemodo (magari anche sbagliato) - di sottrarsi alla tiran- nia dell’attuale sistema viene attaccato dai me- dia e dalle organizzazioni internazionali (dal Fondomonetario alle agenzie di rating). Pen- siamo alla Grecia o al Venezuela. Ci spieghi come si potrebbe uscire da questa tenaglia del pensiero unico. «Il pensiero unico è favorito da vari fattori, fra cui la complessità dei meccanismi economici e in particolare di quelli finanziari, da una narrazione distorta e tendenziosa della formazione del debito pubblico che induce i cittadini a ritenersi colpevoli del dissesto esistente, da una scuola che non al- lena al pensiero critico, da una grande macchina mediatica che osanna il profitto, la competizione, l’individualismo. Stante la nostra debolezza nu- merica e di mezzi, contrastare quest’onda impe- tuosa è un’impresa disperata. Ma il sopraggiun- gere in controtendenza di voci di peso, come quella di papa Francesco, può sparigliare il gioco. Per cui non dobbiamo stancarci di fare la nostra parte. Nel caso specifico, le strade a nostra dispo- sizione sono la coerenza degli stili di vita, la scelta degli ultimi come guida politica, la capacità di fare rete con chi è animato dagli stessi convincimenti. Strade tutte diverse, ma accomunate dalla capa- cità di indebolire il sistema e svolgere un ruolo pe- dagogico tramite la testimonianza, la controinfor- mazione, la messa in discussione dei luoghi co- muni». © Centro nuovo modello di svliuppo / 2015 A lato : la «piramide delle disuguaglianze» evidenzia che il 50% della popola- zione detiene soltanto lo 0,7% della ricchezza mon- diale, mentre il 10% più ricco possiede l’86% della ricchezza totale. Pagina precedente : il logo della Conferenza di Parigi sul clima (dicembre 2015); la previsione di Oxfam sulle conseguenze delle disuguaglianze nel 2016. DOSSIER MC RICCHEZZA E POVERTÀ
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