Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
30 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016 Misericordia voglio DOPO L’ESILIO Dopo cinquant’anni di esilio, in cui ciascuno era ri- masto abbandonato a se stesso, senza autorità e tessuto sociale, la depressione e lo sconforto ave- vano pervaso chi era rimasto in Palestina (per lo più anziani e poveri). Il senso di rivalsa di coloro che ri- tornavano da Babilonia pretendeva di rientrare in possesso delle proprietà perdute con l’esilio, po- nendo gravi problemi di coesistenza. In questo pe- riodo nascono i due libri, Levitico e Numeri, dove si trovano le norme che riguardano l’Anno Sabatico e il Giubileo. Siamo nel sec. V a.C., il tempo di Esdra e Neemia, autorizzati da Ciro a ricostruire Gerusa- lemme e il tempio, con il culto connesso, insieme alla vita sociale e civile. Nel 444 a.C. si forma definiti- vamente il libro del Pentateuco o Toràh per gli Ebrei, come lo possediamo oggi e che costituisce la reda- zione finale di un processo che ebbe inizio nel sec. X a.C., alla corte di re Salomone in Giudea, e forse an- che prima, attraverso la trasmissione orale di gene- razione in generazione. Con l’editto di Ciro, gli Ebrei sono autorizzati a ritor- nare in Palestina. Non tutti gli Ebrei presenti a Babilo- nia ritornano, ma solo una parte degli esiliati decide di rientrare in Palestina e ricominciare daccapo nella terra d’Israele. Molti, forse la maggioranza, special- mente coloro che erano nati in Babilonia e si erano ormai fatti una vita e una posizione sociale, decidono di restarvi non più da schiavi, ma da cittadini auto- nomi e liberi di avere una propria vita, un proprio la- voro, un proprio futuro per sé e i propri figli. Molti di costoro si erano accasati «mescolandosi» ai Babilo- # Gerusalemme, la Porta di Damasco. © AfMC / Benedetto Bellesi nesi per cui c’erano famiglie «miste» che preferirono continuare la vita ormai avviata e non ritornare per ri- cominciare dal nulla distruggendo le proprie famiglie, come imponeva la nuova legge. Il capitolo 10 del libro di Esdra racconta la tragica scelta di rimandare a casa loro le donne non ebree e i figli avuti con loro perché questo sembrava l’unico modo per ridare una identità «certa» all’ebraicità del nuovo popolo postesilico. Da quel momento, vale la norma che è ebreo solo chi nasce da madre ebrea. Questa legge è valida ancora oggi in Israele. Il libro del Levitico serve allo scopo di «fondare» l’i- dentità del «popolo di Dio», ancorandola alla purità cultuale e religiosa. La religione diventa discrimi- nante sociale: chi è ebreo di nascita può fare parte del popolo della ricostruzione, chi non è ebreo, non può nemmeno rientrare nella «terra santa». Le donne babilonesi con i loro figli avuti dagli ebrei sono drasticamente separate e rimandate al loro paese. Famiglie intere sono distrutte in nome di un’esclusività di appartenenza che da questo mo- mento, non prima, farà del popolo ebreo, il popolo di elezione, il popolo «separato tra gli altri popoli», arrivando alla distinzione teologica tra Israele « ’am haheloìm - popolo di Dio» e i « goìm - i popoli altri / pagani». Da questo momento la religione non è solo un rapporto con Dio, ma si trasforma in un’identità etnica che in futuro sarà foriera di tragedie immani, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. L’At riporta due istituzioni, l’Anno Sabatico e il Giubi- leo, che sono distinti, ma strettamente connessi per- ché sembra che il secondo sia uno sviluppo del primo. Di questo parleremo nella prossima puntata. Paolo Farinella, prete (4, continua)
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