Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
GENNAIO-FEBBRAIO 2016 MC 21 MC ARTICOLI © Capo Nucleo Lab.Fotografico Lgt.Michel Fasano La situazione nell’aeronautica militare italiana Anche l’Italia ha i suoi L’Italia utilizza velivoli Usa e ha di recente ottenuto il software per armarli. E una famosa casa ita- liana ha trasformato un aeroplano di lusso, con pilota, in aeromobile a pilotaggio remoto, creando il primo drone da guerra made in Italy. A nche le forze armate italiane si sono dotate di droni. Il 1° marzo 2002, nell’ambito del 32° Stormo dell’Aeronautica militare che ha sede ad Amendola (Fg), viene costituito il Gruppo velivoli teleguidati. Il reparto è dotato di Predator A di fab- bricazione statunitense. Sono droni non armati che, come è scritto nel sito dell’Aeronautica (www.aero- nautica.difesa.it) , vengono impiegati nel settore Istar: intelligence, surveillance (sorveglianza), target acqui- sition (acquisizione di obiettivi) e riconoscimento. Nel 2007 viene affidata al 32° Stormo la prima mis- sione. Predator A italiani vengono schierati in Afgha- nistan a sostegno del contingente nazionale e delle forze alleate. Da quel momento i droni sono impiegati in diversi teatri operativi: Kossovo (2011), Operazione «Mare Nostrum» (2013 e 2014), Kuwait (2014). Nel 2014 il Governo italiano decide di schierarne due nella base italiana interforze di Gibuti nell’ambito della Missione antipirateria dell’Unione europea. Viene così costituito il Task Group Atlante con il compito di condurre missioni operative di sorveglianza nelle ac- que dello Stretto di Aden per garantire la sicurezza delle navi in transito, tra cui i mercantili del Pro- gramma alimentare mondiale (Pam) incaricati di con- segnare aiuti umanitari in Somalia. «Questa missione - spiega Giulia Tilenni, junior analist di Caffè Geopoli- tico -, è terminata nel marzo 2015. Ufficialmente non ci sono più droni italiani a Gibuti anche perché il pro- blema della pirateria è stato momentaneamente argi- nato. La base, però, è ancora operativa e non è detto che in futuro non possano essere schierati nuova- mente per fini diversi». A ttualmente l’attenzione italiana, più che al Corno d’Africa, si è con- centrata sul Mediter- raneo. E, infatti, i nostri droni vengono utilizzati per pattugliare il Canale di Sicilia e, molto probabilmente, anche le coste libi- che. L’obiettivo è monitorare i movimenti dei traffi- canti e anche tenere sotto controllo eventuali mi- nacce da parte di miliziani jihadisti. Nel frattempo anche la flotta a disposizione dell’Arma azzurra si è arricchita di nuovi mezzi. Ai Predator A, velivoli non armabili, si sono affiancati i Predator B, meglio conosciuti come Reaper, velivoli più grandi e armabili. Per lungo tempo, l’Italia ha chiesto agli Stati Uniti di poter entrare in possesso dei software neces- sari per poterli armare, ma per anni Washington ha negato l’autorizzazione per motivi di sicurezza. Il veto è caduto il 4 novembre scorso quando è arrivato il via libera all’armamento dal Pentagono e, successiva- mente, dal Congresso. «Le nostre forze armate - os- serva Federico Petroni, co-autore insieme a Giovanni Collot, Nicolas Lozito e Patricia Ventimiglia, di La guerra dei droni , (iMerica, 2014) - sono le uniche, in- sieme a quelle statunitensi e a quelle britanniche, a poter armare i droni. Certamente i nostri piloti sono in grado di sparare, grazie all’addestramento ricevuto negli Stati Uniti. E, secondo quanto trapela da am- bienti militari, anche quando i nostri droni non erano armati, i piloti italiani si sono addestrati a sparare con i velivoli Usa nella base di Sigonella, che è un hub dei droni nel Mediterraneo. Ciò che non si sa è come verranno impiegati questi velivoli armati. Anche se è lecito pensare che saranno utilizzati a supporto delle nostre missioni all’estero». N el 2018 dovrebbero entrare in linea nel 32° Stormo anche i primi droni di fabbricazione italiana. Si tratta dei Piaggio P. 1 HH Ham- merhead (http://www.p1hh.piaggioaerospace.it) , un velivolo senza pilota nato dall’evoluzione dell’aereo ci- vile Piaggio Aerospace P. 180 Avanti. Il contratto tra Piaggio e Aeronautica militare è stato siglato nel feb- braio 2015 ad Abu Dhabi nell’ambito della Interna- tional defence exibition. Droni italiani sono già operativi nella Repubblica Democratica del Congo al servizio delle Nazioni Unite. Nel 2013 il Palazzo di vetro ha infatti siglato un’intesa con la Finmeccanica per la fornitura di Selex Falco che vengono utilizzati per missioni di sorveglianza e intelligence a favore delle truppe della Minusco, le truppe Onu che da anni operano nelle regioni orientali per con- trastare le milizie locali. En.Cas.
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