Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016

AFRICA 20 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2016 # A destra: un militare Usa lancia un mini drone di ricognizione Rq-11 Raven. # In basso : velivolo Piaggio P.1 HH Hammerhead di fabbricazione italiana. stanno sviluppando un progetto insieme all’Italia. «In Africa - conclude Giulia Ti- lenni - possiedono droni anche la Nigeria, la Guinea Equatoriale e l’Angola. Ma non li usano per scopi militari quanto per tenere sotto controllo gli impianti petro- liferi e gli oleodotti e difenderli da eventuali attacchi o minacce. An- che l’Algeria ha propri droni, ac- quistati dal Sudafrica, così come l’Egitto, che invece li ha compe- rati da Stati Uniti e Russia. Eh sì, perché anche Russia e Cina hanno propri velivoli senza piloti, anche se, per il momento, non volano sui cieli africani». Enrico Casale lupparli sono stati i sudafricani. Ai tempi del regime dell’apartheid (1945-1993), Pretoria aveva ot- time relazioni con Tel Aviv e le in- dustrie belliche dei due paesi col- laboravano in diversi ambiti. Tra questi lo sviluppo dei droni. Negli anni Sessanta e Settanta si trat- tava soprattutto di modelli non dissimili dai normali aeroplani te- lecomandati, poi, col tempo, sono andati tecnologicamente evolvendo. La fine dell’apartheid non ha portato alla chiusura del progetto. Anche dopo il 1993 l’in- dustria bellica ha continuato a sviluppare aerei senza pilota. Pro- babilmente la collaborazione con Israele è terminata, certamente c’è un rapporto con gli Emirati arabi uniti che, a loro volta, L’uso dei droni nell’aviazione civile Tutti pazzi per i droni I droni hanno grandi potenzialità non solo militari. A partire dalla metà degli anni 2000, numerose so- cietà hanno sviluppato modelli destinati al mercato dei consumi attirando un folto nugolo di appassionati che hanno iniziato a utilizzarli per gli scopi più vari. Le modalità di impiego sono davvero molte e vanno dal monitoraggio delle attività della criminalità organiz- zata da parte delle forze dell’ordine, al controllo di aree verdi non raggiungibili via terra; dall’osserva- zione di aree colpite da calamità naturali, alla verifica delle strutture architettoniche colpite da terremoti; dalla raccolta, attraverso sensori, di dati qualitativi e quantitativi di determinati territori, alle riprese video a scopo professionale o ludico; dalla consegna della posta e delle medicine in località difficilmente rag- giungibili via terra, ai controlli di impianti sensibili (pozzi di petrolio, oleodotti, ecc.). A ttualmente esistono in commercio tre tipi di droni civili: con una o più eliche, che si muovono come gli elicotteri; a struttura planare, più si- mili agli aeroplani (servono soprattutto per le medie distanze, perché possono sfruttare correnti e flussi d’aria); ibridi: pensati per volare, ma anche per muo- versi sul terreno grazie alla presenza di due o quattro ruote. In Italia l’utilizzo civile dei droni è soggetto a rigide norme dettate dall’Enac (Ente nazionale aviazione ci- vile) a partire dal 2013 per evitare che i mezzi intral- cino il normale traffico aereo. In particolare, è stabilità l’impossibilità di far volare i velivoli oltre i 150 metri d’altezza, purché sempre a vista del pilota, sempre a più di 50 me- tri da persone e oggetti, e per un’estensione mas- sima di 500 metri. Per i dispositivi di grandi di- mensioni (oltre i 25 chili), che potrebbero essere perico- losi per il normale traffico aereo, è poi previsto un apposito registro e i piloti devono essere in possesso di una autorizzazione rilasciata dalla stessa Enac. En.Cas.

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