Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2016
GENNAIO-FEBBRAIO 2016 MC 19 © AFP / Philippe Desmazes Systems e Finmeccanica, i co- mandi starebbero progettando di impiegarli anche sui Reaper. Finora la Francia ha impiegato i suoi droni in Africa occidentale. A partire dal 2013, Parigi ha dislo- cato a Niamey (Niger) due droni a sostegno delle truppe dell’Opera- tion Barkhane, la missione tran- salpina nel Nord del Mali. Le truppe francesi sul terreno impie- gherebbero anche piccoli droni portatili che li aiuterebbero nelle operazioni contro le milizie ribelli, come già fanno le forze speciali statunitensi. Stati Uniti e Francia non condivi- dono solo le tattiche di combatti- mento, ma anche le basi. A Nia- mey infatti i velivoli a stelle e stri- sce e quelli transalpini partono dallo stesso aeroporto. «In Africa - continua Luca Mai- noldi - corre voce che Parigi e Washington abbiano aperto una base comune e segreta anche in Libia. Da lì farebbero partire i droni per tenere sotto controllo il Sud della Libia e l’Algeria. Difficile dire se si tratti di una diceria o se ci sia un fondamento. Così come è difficile confermare la notizia secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero una base di droni pro- prio in Algeria. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, Washington avrebbe riaperto una lunga pista che le era stata data in conces- sione da Algeri a Tamanrasset, in pieno Sahara, per gli atterraggi di emergenza dello Space Shuttle. Ma nessuna conferma ufficiale è mai arrivata dal Segretario alla Di- fesa Usa o dal Pentagono». E anche i paesi africani... Nei cieli del continente volano anche droni africani. I primi a svi- pochi chilometri per osservare eventuali pericoli o minacce. Di questi velivoli sono dotate, per esempio, le truppe speciali Usa che danno la caccia al ribelle ugandese Joseph Kony» (cfr. MC luglio 2012). Droni transalpini Gli Stati Uniti non sono gli unici a utilizzare gli «aeromobili a pilo- taggio remoto» in Africa. Anche Parigi ha iniziato a impiegare i droni a supporto delle proprie truppe. L’Aeronautica militare francese ha attualmente in dota- zione quattro Harfang, velivoli derivati dagli Heron israeliani. Questi droni sono costati alle casse di Parigi 440 milioni di euro contro i 100 preventivati. L’au- mento del costo è legato alla ne- cessità di adeguarlo alle specifi- che pretese dai comandi del- l’ Armée de l’air . Nonostante l’alto costo, i generali transalpini non sono soddisfatti di questo apparecchio. Ha, infatti, impianti di videoripresa con riso- luzioni basse, costi di volo alti e necessita di una manutenzione continua. Per questo motivo, Pa- rigi ha deciso di acquistare dagli Stati Uniti tre Reaper (altri due sarebbero in arrivo) che hanno prestazioni decisamente migliori rispetto agli Harfang. Per il mo- mento le truppe transalpine non hanno armato i velivoli. Ma, con l’omologazione per i droni dei missili prodotti da Mdba, un’a- zienda di proprietà di Airbus, Bae # Sopra : veduta aerea della base militare francese all’aeroporto di Niamey (Ni- ger). A fianco : Reaper nella stessa base francese, missione Barkhane. Sotto : Predator con le insegne italiane. © Marco Bello
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=