Missioni Consolata - Dicembre 2015
DICEMBRE 2015 MC 77 Le cosiddette guerre di Vandea furono quattro nell’arco di meno di un decennio. Quella che coinvolse Jacques Cathelineau fu la prima, iniziata nel marzo 1793 a causa dell’opposizione all’ordine di leva obbligatoria e alle leggi antireligiose e restrittive della libertà religiosa emanate dal governo repubblicano. A seguito di questa prima guerra, il governo nazionale scatenò una feroce repressione nella regione di Vandea che provocò decine di migliaia di morti. Sul numero esatto dei morti provo- cati dalla repressione gli storici non hanno potuto rag- giungere una conclusione univoca. Qualcuno parla di 120mila, altri di 170mila, altri ancora propongono cifre diverse, ma comunque consistenti, tenendo conto che la popolazione dell’area era stimata in circa 800mila. (Vedi la ricca voce «Guerre di Vandea» in it.wikipedia.org) Jacques Cathelineau morì a soli 34 anni il 14 luglio 1793, alcuni giorni dopo una battaglia contro l’esercito repub- blicano per la conquista della città di Nantes, colpito da un cecchino proprio mentre i suoi stavano vincendo. Come capo militare seppe agire allo stesso tempo con coraggio e prudenza, i suoi uomini avevano una fiducia illimitata nella sua persona. Alla testa dell’esercito po- polare della Vandea la sua grandezza morale rifulse in maniera straordinaria. Napoleone lo definì un gigante alla testa di un popolo di giganti. Il suo coraggio e il suo zelo ispiravano fiducia nei suoi soldati che per ubbidire ai suoi ordini seppero fare imprese impossibili. Era amato dai contadini perché era uno di loro e aveva con- servato usi e costumi della gente della campagna, così come non aveva modificato il suo modo di atteggiarsi e il suo linguaggio. Per le sue capacità militari venne defi- nito «Generalissimo» dai suoi soldati. Il semplice ambu- lante arrivò così a essere comandante in capo di un esercito popolare senza nessuna opposizione dei nobili che riconoscevano la sua autorità. La maturazione umana e spirituale avvenuta in un giovane del popolo senza istruzione militare e senza ambizioni politiche, in un periodo storico pieno di contraddizioni come quello della Rivoluzione Francese, ne fece un leader indiscusso capace di trasmettere a contadini analfabeti e senz’armi delle convinzioni ferree, trasformandoli in breve tempo in un esercito temibile. Così un giovane francese con un carisma straordinario si trovò a capo di un’insurrezione che voleva difendere a ogni costo la li- bertà di professare la religione cattolica con i sacerdoti fedeli al Papa e alla Chiesa e non piegarsi acriticamente a una Repubblica giacobina che fin dal suo nascere era orientata a cancellare i valori cristiani. Alla fine del XIX secolo ne fu introdotta la causa di beatificazione, ma tutti i documenti relativi sono bruciati con gli archivi ve- scovili della città di Angers durante i bombardamenti del 1944. Per tutti i francesi, in ogni caso, Jacques Cathelineau, resta ancora oggi «il Santo dell’Anjou». Don Mario Bandera, Missio Novara I primi scontri con l’esercito rivoluzionario furono segnati da parte vostra da azioni coraggiose e da di- verse vittorie che lasciavano intravedere un’audacia insospettabile in semplici contadini. È vero, prima della battaglia tutti facevano un segno di croce e tutti pregavano; in più con l’andar del tempo ac- quisii una certa esperienza militare tanto che mi venne affidato il comando di un considerevole numero di uo- mini con i quali organizzai delle azioni spregiudicate otte- nendo dei risultati molto positivi. Il tuo coraggio è fuori discussione, se al tuo paese eri soprannominato il Santo d’Anjou, in quegli anni ti sei conquistato sul campo il grado di Generale, anzi di «Generalissimo», come vollero chiamarti i nobili che combattevano con voi. I nobili erano sorpresi nel vedere l’ascendente che avevo sui miei uomini e l’influenza immensa che avevo sui con- tadini. La spiegazione sta nel fatto che la gente mi consi- derava parte di sé e che vedeva in me più il fratello mag- giore che il comandante, inoltre la convinzione di com- battere contro un regime che voleva cancellare dal suolo francese ogni riferimento a Dio, accresceva questa consi- derazione da parte di tutti. Ma la vostra lotta contro il regime repubblicano fu inutile in quanto alla fine prevalse l’esercito e voi fo- ste sconfitti e dispersi. È un tema ricorrente questo nella storia della Francia: an- che Giovanna d’Arco, qualche secolo prima, pur combat- tendo per nobili ideali, era stata sconfitta. Noi più che lottare per restaurare la monarchia, prendemmo le armi per far risplendere la Gloria di Dio. Nella nostra decisione non entrarono l’ambizione, il desiderio di fare fortuna, di conquistare terra e gloria o di fare in modo che il nostro nome fosse tramandato ai posteri. Non combattemmo per mantenere «l’Ancien Régime», ma per continuare a credere nei valori della fede cristiana che la Rivoluzione voleva cancellare del tutto in terra francese. • Rivoluzione francese | Guerre di Vandea • MC RUBRICHE # In alto a sinistra : riproduzione del cuore con la croce che i ribelli vandeani portavano cucito sugli abiti. La scritta dice «Dio il Re». Questo stesso simbolo - senza la scritta - è stato poi usato dal beato Charles de Foucauld, che se lo era cucito sull’abito. In alto : incisione che rappresenta gli «annegamenti di Nan- tes», un sistema di esecuzione di massa usato dai repubbli- cani per terrorizzare ed eliminare gli insorti della Vandea. Qui a sinistra : Cathelineau in un’incisione di E. Thomas su disegno di H. Rousseau (1889).
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