Missioni Consolata - Dicembre 2015
68 amico DICEMBRE 2015 di Annarita Leserri Giustizia e Pace L e guerre e la vio- lenza, ereditate dal XX secolo, si sono inevitabil- mente legate al fe- nomeno della glo- balizzazione. È quanto emerge dall’analisi di G UIDO F ORMIGONI , docente di storia contempora- nea e storia delle rela- zioni internazionali presso lo Iulm di Milano. La globalizzazione, certamente irre- versibile, presenta sì degli aspetti positivi, come il superamento del sottosviluppo da parte di alcuni paesi, ma anche degli aspetti negativi, primo fra tutti le crisi finanziarie. Tuttavia, un fenomeno più sottile legato alla globalizzazione è la crescente frammenta- zione politica. Infatti, con la fine della guerra fredda, si è persa la capacità di Usa e Urss di includere altri paesi in un ordine bipolare. D’altra parte, anche la democrazia come mezzo di unificazione ha fallito. Il mondo è diventato più complesso. Per questo è improprio parlare di «Terza guerra mondiale» contro l’Islam o, al contra- rio, contro l’Occidente. Sono in atto diversi conflitti, difficilmente riconducibili a un unico nemico. A ben guardare, le guerre tra stati sono poche, ma la violenza persiste, anzi si diffonde e si radica. Ma la frammentazione politica e l’entrata in campo di attori non sta- tali la lasciano nella sua dimensione locale, la mantengono latente. Il risultato è una sem- pre maggiore assuefazione alla violenza che rende difficile combatterla. Rischiare la pace «Rischiare la pace. Tempo di scelte nonviolente, “restiamo umani”», era il tema della cinque giorni tenutasi tra il 26 e il 30 agosto 2015 nel convento di Terzolas, paesino incastonato tra le montagne della Val di Sole (Tn). Una «scuola» di politica e democrazia organizzata dall’associazione «La rosa bianca» che si ispira all’esperienza di resistenza nonviolenta della storica «Weisse Rose», il gruppo di studenti cristiani tedeschi che si oppose alla dit- tatura nazista tra il 1942 e il 1943. Proponiamo di seguito non una cronaca degli interventi, dei dibattiti e dei la- boratori, ma alcune suggestioni che riteniamo utili a suscitare domande ri- guardo alla pace oggi. N on è un mistero che oggi siamo dinanzi a una «sfida di disumaniz- zazione», secondo la definizione di M ICHELE N ICOLETTI , presidente della delegazione par- lamentare presso il Con- siglio d’Europa. L’unica reazione possibile alle prati- che disumanizzanti in corso è l’af- fermazione dell’unità e dell’indivisibilità dei diritti umani, politici, civili e sociali. Questi di- ritti, derivati dall’idea di uguaglianza tra es- seri umani e di dignità in virtù di un’unica ori- gine, sono essenziali e non ideologici. Lo schema discriminatorio, che si ripete sempre uguale, agisce su questi diritti con l’obiettivo di ricostruire un ordine schiavista, che possa sfruttare esseri umani considerati in qualche modo un po’ meno umani di altri. «Ciò che ci minaccia oggi non è la guerra mondiale tra stati, ma il disordine mondiale tra popoli». (R AZI M OHEBI , regista afghano, rifugiato politico in Italia) «Le guerre si combattono per ordinare il mondo, per ottenere un ordine pacifico. Ecco perché occorre distinguere tra or- dine e pace». (R AZI M OHEBI ) «La pace è un lavoro arti- gianale, nessuno può tirarsi indietro». (M ATTEO Z UPPI , ve- scovo ausiliare di Roma)
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