Missioni Consolata - Dicembre 2015

ma a livello locale, dove la commi- stione fra potere politico e poten- tati economici incontra nella pre- senza stessa dei popoli indigeni un ostacolo ai loro affari. L’istruzione, tema caldo e banco di prova Lo scorso 10 agosto si è svolta la parte del quotidiano delle comu- nità native e richiedono un lavoro costante di monitoraggio, denun- cia, negoziazione. Perché se a li- vello di stato federale brasiliano le demarcazioni delle terre indigene e i diritti dei popoli che le abitano sono riconosciuti, i reali equilibri politici sono decisi non a Brasilia Cooperando… 62 MC DICEMBRE 2015 IV Marcia dei popoli indigeni del Roraima, organizzato dal Cir, con una mobilitazione che ha visto la partecipazione di oltre tremila persone rappresentanti dei popoli Macuxí, Wapichana, Patamona, Taurepang, Ingaricó, Ye`kuana, Yanomami, Wai-Wai e Sapará in- sieme al Sindacato dei lavoratori LA PROPOSTA DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA IN RORAIMA PER QUESTO NATALE I l lavoro di cooperazione e solidarietà internazio- nale nelle terre indigene è molto particolare, di- verso da quello che si svolge in altre aree del mondo. Se in passato l’operato dei missionari della Consolata si è concentrato anche sul fornire servizi di base - ad esempio i centri sanitari: basti pensare a quello di Catrimani, avviato dai padri e poi via via as- sunto dalla sanità pubblica brasiliana - oggi lavorare in terra indigena significa principalmente due cose: fare da forza di interposizione fra gli indios e i vari poteri che, per favorire i propri interessi economici, vorrebbero spazzarli via, e accompagnare le comu- nità nella loro lotta per il riconoscimento effettivo e tangibile dei loro diritti. Ecco dunque che i progetti in Roraima non sono, come avviene in altre zone dell’America Latina e in Africa, il rafforzamento di strutture sanitarie o edu- cative, gli interventi per l’accesso all’acqua e simili, bensì interventi che permettano la protezione della cultura indigena come l’organizzazione di incontri, la pubblicazione di documenti, la ricerca antropologica su cosmogonia, medicina naturale, metodi tradizio- nali di sussistenza (agricoltura, caccia, pesca). Sono interventi più difficili da far comprendere ai be- nefattori e donatori abituati a sostenere un’iniziativa immaginando il loro aiuto materializzarsi in un di- spensario, una scuola, un pozzo. Cancelleria per gli incontri, spese di pubblicazione, di consulenza, costi per i viaggi in taxi aereo (a volte il solo mezzo per raggiungere la terra indigena), carburante per le pic- cole barche che solcano i fiumi dell’Amazzonia, sanno più di burocrazia e logistica che non di solida- rietà e sviluppo. Eppure, questi aiuti sono fondamen- tali, imprescindibili addirittura, perché rendono pos- sibile il lavoro dei missionari con i popoli indigeni e la difesa dei popoli indigeni stessi. Senza il carburante che permette alle barchette di portare i missionari a visitare le comunità, senza gli avvocati, gli esperti di biodiversità e di diritto alla terra che danno alle ri- chieste degli indios una base tecnica e giuridica, senza i viaggi e il cibo per gli incontri degli in- segnanti indigeni che si organizzano e si mobilitano, i popoli dell’Amazzonia rischierebbero di essere dispersi, cancellati e dimenticati. © Gigi Anataloni

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