Missioni Consolata - Dicembre 2015

DAI LETTORI Cari mission@ri DICEMBRE 2015 MC 5 circa un anno a Torino in Casa Madre presso il Cam. Da quell’incontro e subito nata un’amicizia, un legame fraterno. Quanto bene mi hai do- nato, quanto aiuto mora- le, spirituale, consigli e suggerimenti ho ricevu- to. Partecipare a una tua funzione, ai tuoi incontri di formazione missiona- ria sono sempre stati un completamento e stimo- lo a continuare nel cam- mino intrapreso. Tu riu- scivi sempre a trasmet- tere la tua grande fede e amore per il Signore, per Maria Consolata, per il beato Allamano con pa- role semplici, profonde che sono rimaste scolpi- te nel mio cuore e nel cuore di tutte le persone presenti. I tuoi insegnamenti han- no consentito nel tempo di portare avanti assieme a mia moglie Maria il gruppo Operativo Missio- nario Nyaatha Irene nato alcuni anni prima grazie alla lungimiranza di suor Gianpaola Mina. La cari- ca che sapevi riversare a piene mani con grande fermezza, costanza e dolcezza erano vere «pa- stiglie di vitamina mis- CHI PARLA E CHI TACE Papa Francesco parla tanto e soprattutto parla bene, come avrebbero fatto Gesù e san France- sco, ma da tempo mi do- mando dove siano finite le chiese cattoliche fran- cese e spagnola. Qual è la loro posizione sul te- ma drammatico dell’im- migrazione? Vorrei pro- prio sbagliarmi, ma ho la netta sensazione che es- se non vogliano in alcun modo scontrarsi colle autorità di Francia e Spa- gna, assai meno propen- se delle nostre ad acco- gliere profughi senza al- cuna forma di controllo. E da che parte stanno i francesi e gli spagnoli, coi loro governi ovvero con la Chiesa che Franci- sco vuole rinnovare dalle fondamenta e per la qua- le sogna una vera e pro- pria palingenesi? Piergiorgio Simonetta 30/09/2015 Non mi risulta che né la Chiesa spagnola né quella francese siano silenziose di fronte al problema del- le migrazioni. Ambedue le chiese hanno un ufficio nazionale ( Comisión Epi- scopal de Migraciones in Spagna e Service national de la pastorale des mi- grants et des personnes i- tinérantes per la Francia) e sezioni diocesane per la pastorale dei migranti, come avviene in Italia. E prendono posizione sui problemi a essi collegati, come la tratta degli esseri umani, i respingimenti in- discriminati e l’accoglien- za. Accanto a questi orga- ni ufficiali dei vescovi, esi- stono associazioni e onlus di ispirazione cristiana che non sono certo timide nell’esprimere le loro opi- nioni e soprattutto ad agi- re nell’accoglienza. Il fatto che i media nostrani non se ne occupino se non in casi eccezionali, non si- gnifica che queste Chiese siano silenziose o mene- freghiste di fronte a que- sto dramma che coinvolge l’Europa intera. Va anche ricordato che tutti gli Uffi- ci Migrantes nazionali (in Italia abbiamo la Fonda- zione Migrantes ) si coor- dinano poi sia a livello eu- ropeo sia a livello interna- zionale, concordando linee di azione comune con l’aiuto del «Pontificio Consiglio per i Migranti e Itineranti». Per quanto riguarda l’ulti- ma questione, se le Chie- se di Francia e Spagna so- no con Francesco o contro di lui, onestamente la ri- posta è complessa. Il pun- to fondamentale è cosa intende uno quando si di- ce «Chiesa». Chiesa = cardinali e vescovi, inclu- dendovi magari anche i preti, e (forse) i religiosi e le religiose? O Chiesa = popolo di Dio, cioè tutti i battezzati, tra i quali i pre- ti e vescovi hanno un pre- ciso compito di servizio? Mi domando poi: la Chiesa esprime se stessa quando scrive documenti o quan- do vive la sua missione di amore e servizio, di acco- glienza e celebrazione, di misericordia e riconcilia- zione? Ritengo - è certa- mente sbaglio - che quan- do un documento è scrit- to, non è l’inizio di un cammino, ma segna un punto di arrivo. La vita va sempre più veloce dei do- cumenti. Lo dimostra pro- prio papa Francesco che con i suoi gesti precorre ogni documento e crea scompiglio in chi è abitua- to a pensare non con le categorie della misericor- dia ma con quelle della «legge». Niente di nuovo in questo, capitava anche a uno chiamato Gesù. RICORDANDO PADRE FRANCO Carissimo padre Franco, amatissimo amico e fra- tello, sabato 26 settem- bre alle 11,45 ho ricevuto la notizia che il Signore ha dato fine alle tue sof- ferenze fisiche aprendoti le porte del Paradiso. Il dolore, in quel momen- to fortissimo, mi ha fatto ritornare a domenica 11 febbraio 2007 (B. V. Ma- ria di Lourdes). Alle 19 mia moglie Maria riceve- va il dono del meritato ri- poso dopo aver percorso la tua stessa strada della malattia. Volevo partire subito per darti l’ultimo saluto terreno e l’arrive- derci a quando il Signore vorrà. Non mi è stato possibile (la mia salute non mi permette più di guidare per lunghi viag- gi). In queste ore passate ho lungamente meditato e ripassato dal giorno che ti ho incontrato la prima volta in Tanzania. Se la memoria non mi fa brutti scherzi ci siamo vi- sti per pochi minuti nell’ agosto del 1988 a Njom- be. Il Signore mi ha dato la grazia di rivederti dopo

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