Missioni Consolata - Dicembre 2015

DOSSIER MC 50° AD GENTES La Commissione che aveva preparato il decreto sull’attività missionaria della Chiesa si era basata su quanto già espresso nella costituzione dogma- tica Lumen Gentium , ma ne aveva sviluppato i temi in modo originale e profondo. La Chiesa, come un corpo vivo, deve crescere e manifestare la sua energia vitale, e la missione ne è l’essenza stessa, non la ricerca di un semplice aumento numerico dei suoi membri. Una simile visione di missione interessa tutto il popolo di Dio e non solo alcuni circoli o istituti specializzati. La relazione tra questa nozione ampia di missione e quella specifica di missione ad gentes è, allora, precisata dal fatto che la seconda è l’attuazione dell’unica missione, nelle circostanze, nei luoghi e nelle realtà sociali più diverse. I contenuti e le ragioni Se la Chiesa è definita come «sacramento univer- sale di salvezza» vuol dire che la sua funzione di segno e di strumento della salvezza di Dio non ha confini, è universale, per tutti i tempi, i popoli, le lingue, i luoghi. La Chiesa da sacramento-mistero diventa missione. Con l’ Ad gentes si mettono le basi per una teolo- gia della missione che nasce nella stessa Trinità: il Padre manda il Figlio perché sia salvezza per tutti, e questi offre lo Spirito perché tutto sia rias- sunto nell’amore del Padre. La Chiesa prende forma nelle varie Chiese locali, che, pur nella loro povertà di mezzi e di personale, sono chiamate a essere, anch’esse, protagoniste della missione. La missione, dal canto suo, è servi- zio all’uomo, non a quello astratto, filosofico, uguale in tutto il mondo, ma a quello concreto, che, pur mantenendo l’uguaglianza di diritti e di doveri, è diverso di luogo in luogo, per la cultura, le tradizioni di cui è impastato, la concezione della vita e della morte, il rapporto con il sacro. L’attività missionaria non è altro che la manifesta- zione e la realizzazione del piano divino nel mondo e nella storia (Ag 9). Non spetta al missio- nario né alla Chiesa decidere che cosa sia la mis- sione perché il volto della missione è stato deli- neato da Gesù Cristo. A noi spetta la genialità del- l’attuazione, non la fantasia dell’invenzione. La missione precede i missionari e la Chiesa stessa. Sono affermazioni, quelle contenute nel decreto conciliare, che esigono una revisione del pensiero e dell’azione: si passa dall’atto di impiantare (a volte semplicemente trasferire) la Chiesa, a quello di immergersi nella profondità del progetto di- vino, a cui si deve continuamente rendere conto. La storia e le storie Prima del Concilio tutto era semplice. C’erano i paesi di missione e i missionari che sapevano cosa bisognava fare: portare un po’ di benessere, ren- dendo civili «gli altri», e, nella misura del possi- bile, fare l’impossibile per battezzarli e farli diven- tare cristiani. Si cercava di trapiantare la propria chiesa di origine in Africa, in Amazzonia o in Asia, con gli stessi paramenti, vestiti per i chierichetti, novene, feste, santi e devozioni. Eppure già nel 1659 Propaganda Fide raccomandava: «Cosa po- trebbe essere più assurdo che trasferire in Cina la civiltà e gli usi della Francia, della Spagna, dell’Italia o di un’altra parte d’Europa? Non importate tutto questo, ma la fede che non respinge e non lede gli usi e le tradizioni di nessun popolo, purché non siano immorali». Tutto era iniziato in modo spettacolare, e degno di imitazione, con Paolo, ma poi, con il passare dei secoli, evangelizzata l’Europa, la missione era stata finalizzata soprattutto alla conversione degli eretici e, cosa molto difficile, dei musulmani. A metà del secondo millennio, la perdita di una porzione d’Europa, passata sotto l’influenza di Lutero, fu compensata dalla massiccia conquista, a forza di spada e di croce, dell’America Latina. Spagna e Portogallo sfornarono frati cattolici, In- ghilterra e Olanda pastori riformati. Il mondo fu condotto a Dio, per sua gloria, sotto varie eti- chette. Il primo che arrivava faceva di tutto per- ché la sua porzione di gregge non fosse seque- strata dagli altri. Non mancarono esempi lumi- nosi, ma certo il metodo era assai poco cristiano. L’evangelizzazione unita alla colonia fu poi criti- cata, e con ragione. L’evangelizzazione più recente, nascosta sotto l’apparenza di una migliore civiltà, fu anch’essa criticata. Se il Concilio volle far notare che «la DICEMBRE 2015 MC 47 Sopra : Paolo VI inaugura la IV sessione del Concilio bene- dicendo la folla in piazza san Giovanni in Laterano con la reliquia della santa Croce. A sinistra : padri conciliari in Via della Conciliazione. © Agenzia Fides 1965

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