Missioni Consolata - Dicembre 2015

DICEMBRE 2015 MC 27 • Guerra civile | Diritti umani | Riconciliazione | Democrazia • MC ARTICOLI censurati: si poteva scrivere solo quello che voleva il capo dello stato. Da quando lo scorso gen- naio il nuovo presidente Sirisena è stato eletto, le cose sono cam- biate: si possono presentare posi- zioni diverse, fornire all’opinione pubblica un’informazione bilan- ciata, e le critiche al nuovo re- gime sono tollerate». Sirisena ha invitato i giornalisti in esilio a ri- tornare in Sri Lanka, ma l’invito è stato accolto con scetticismo: gli esiliati vogliono che prima il go- verno dia delle spiegazioni in me- rito ai quarantaquattro casi di colleghi scomparsi o uccisi. La nuova ondata di libertà di stampa degli ultimi mesi non è ancora ri- flessa nel barometro di Reporter senza frontiere , che analizzando vari elementi, classifica per il 2014 lo Sri Lanka al 165simo po- sto su 180 paesi. Mentre nel 2009 Rajapaksa aveva soppresso vio- lentemente il giornalismo indi- pendente, nel 2015 i giornalisti devono reimparare a scrivere of- frendo una pluralità di voci. L’ex presidente Rajapaksa, leader Slfp, eletto per la prima volta membro del parlamento nel 1970, aveva raggiunto grande popolarità con la vittoria della guerra contro le Tigri Tamil ed era stato rieletto per un secondo mandato nel 2010. Una volta rieletto aveva ac- centuato la sua politica autoritaria e clientelare. Con il 18mo emen- damento alla Costituzione aveva abolito il limite dei due mandati per la presidenza e concentrato uguaglianza. È nato allora il gruppo Ltte, Liberation Tigers of Tamil Ealam , più comunemente chiamato le Tigri Tamil. «Ealam» significa «terra preziosa», e la creazione di uno stato Tamil indi- pendente chiamato Ealam è di- ventata la rivendicazione delle Ti- gri che ricevevono l’appoggio del- l’India. Gli scontri tra Tamil e forze governative sono entrati in un’escalation di violenza, segnata dal famigerato luglio nero del 1983, quando durante le rappre- saglie singalesi sono stati uccisi almeno 3.000 tamil, molti dei quali civili. Nella più lunga guerra dell’Asia si sono succeduti vari tentativi di mediazione e di ces- sate il fuoco, ma la soluzione mili- tare ha sempre prevalso. Ancora nel 2009, sotto la presidenza di Rajapaksa, il governo ha rotto il cessate il fuoco e l’esercito ha in- trapreso un’offensiva violenta che ha poi portato alla sconfitta definitiva del Ltte. Secondo l’Onu, negli ultimi mesi della guerra hanno perso la vita 40.000 civili. Le indagini richieste dall’alto Commissariato delle Na- zioni Unite per i diritti umani, allo scopo di accertare crimini di guerra, sono state lungamente ri- tardate dall’ex presidente Raja- paksa, che ha negato fino al 2014 l’ingresso nel paese agli inviati Onu e ha minacciato chi avesse fornito informazioni di venire considerato un traditore. Un regime repressivo Il 2015 è un anno di svolta, con le elezioni anticipate e l’avvio delle indagini Onu. Nelle strade di Colombo i condut- tori di tuk-tuk nei giorni antece- denti le elezioni parlamentari del 17 agosto parlano liberamente dei vari candidati, condividono anche la loro preferenza tra i «blu» (Slfp) e i «verdi» (Unp), i due principali partiti rivali. «An- cora non mi riesco ad abituare a una tale libertà di espressione, queste elezioni sono il segno che qualcosa sta cambiando» ci spiega Sulochane, giornalista lo- cale. «Negli ultimi quindici anni sotto il regime di Rajapaksa i me- dia erano controllati e i giornalisti © AFP / Lakruwan Wanniarachchi © AFP / Lakruwan Wanniarachchi

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