Missioni Consolata - Novembre 2015
54 MC NOVEMBRE 2015 Libertà Religiosa I timori diventano crociate Se questo nucleo più mistico pone qualche difficoltà di com- prensione, sono sicuramente i riti iniziatici del sufismo che sol- levano la maggior parte dei dubbi negli altri musulmani. I ti- mori allora diventano vere e pro- prie crociate contro i simboli sufi. Nella storia del sufismo sotto l’Impero ottomano si in- contrano diverse interpretazioni contrarie alla pratica del sufismo. Nel XVII secolo, l’Impero otto- mano nella sua figura più impor- tante, quella del Sultano, è impe- gnato a risollevare le sue sorti militari e politiche, e la ragione del declino viene attribuita ai riti, considerati deviati e devianti, del sufismo, in particolare la pratica dei pellegrinaggi alle tombe dei «santi» sufi, la pratica della ripe- tizione del nome di Dio ( dhikr ) e la danza rituale ( semâ‘ ). Una certa interpretazione isla- mica rigorista dell’epoca fece sì che fosse attribuita la responsa- bilità delle difficoltà geopolitiche dell’Impero proprio ai sufi e ai loro rituali: nel 1666, i predica- tori musulmani ( vâiz ) intransi- genti che officiavano presso la Sublime porta, insieme ai rap- presentanti di più d’una corpora- zione dei mestieri, riuscirono, con un abile colpo di mano, a far proibire dal sultano tutti i riti sufi e in special modo il semâ‘ . Si dice che tra i dervisci danzanti, i mev- levî o discepoli di Mevlânâ Rûmî (m. 1273), ne morirono centinaia # Pagina precedente : quattro fratelli di Lamu, sulla costa orientale del Kenya, pre- gano. | Fedele sufi prega danzando. | Santuario museo dedicato al poeta e mistico sufi Jalal al-Din Rumi, conosciuto anche come Mevlana (1207-1273), a Konya, in Tur- chia. | Immagine di Rumi. # In senso orario da qui a sinistra : il volto di Ataturk. | Il mausoleo di Ataturk. | Matwari (tamburelli) e dhikr (canto ritmico) sono parte integrante della partecipazione al culto a Lamu, Kenya. | Uno dei dervisci rotanti alla moschea di Al Nil (o Al Neel) nel- l’area Omdurman, appena fuori la capitale sudanese Khartoum. Quinn Dombrowski/Flickr.com Mark Fischer/Flickr.com a causa della tristezza per il fatto di non poter più praticare la danza rituale così importante nella vita del sufi. L’interdetto durò per circa sedici anni, ma già a distanza di un solo anno i dervi- sci ripresero a eseguire il rituale del quale non potevano fare a meno. Prima del 1666, alcuni sufi furono addirittura condannati a morte per le loro affermazioni e prese di posizione ostili al potere politico 1 . In generale, la storia ot- tomana conta un’evoluzione sfa- vorevole al sufismo, a partire dal XVI secolo, con una ripresa nel XIX secolo, fino alla sua conclu- sione, con l’inizio della Repub- blica di Turchia nel 1925 2 . Le politiche antisufi dilagano Se il XVII secolo significò una svolta nella politica religiosa ot- tomana, anche nelle vicine re- gioni arabe avvenne qualcosa di importante. Nell’Arabia del XVIII secolo apparve la figura di punta del movimento antisufi, denomi- nato Wahhabismo, movimento che oggi tutti conoscono a causa delle sue ulteriori riforme: il sala- fismo e, purtroppo, al-Qaeda e l’Isis. Tutte queste interpreta- zioni dell’islam sono esplicita- mente contrarie alla diffusione del sufismo e delle pratiche sufi, e non solo sono contrarie dottri- nalmente, ma fanno della lotta al sufismo un vero e proprio cavallo di battaglia nella loro politica re- ligiosa e addirittura militare, come nel caso dell’Isis. In altri contesti, il sufismo ha an- che subito colpi di arresto, come per esempio in Egitto, con la proibizione di pubblicare le opere del grande mistico Ibn ‘Arabî (m. 1240). In Turchia, nel 1925, Atatürk e l’Assemblea na- zionale bandirono gli ordini sufi e tutti i loro maestri, e confisca- rono i beni immobiliari loro ap- partenenti. Questo bando stra- volse le antiche modalità di vita del sufismo turco ereditate dalla tradizione ottomana. Il caso dei cosiddetti dervisci danzanti è quanto mai indicativo di questa situazione. Se nell’antichità otto- mana, e prima ancora selgiu- chide, i mevlevî godevano della libertà di formarsi all’interno dei loro conventi sufi ( tekke ) senza alcun problema, con il potere po- litico che li favoriva, dopo il 1925 ogni ordine sufi, e specialmente i dervisci danzanti, dovettero la- sciare il suolo turco per poter
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