Missioni Consolata - Novembre 2015

DAI LETTORI Cari mission@ri NOVEMBRE 2015 MC 5 glia quanto successo al sig. Luciano. Le consiglio di cambiare Caf. Proba- bilmente il funzionario di quel Caf non gradiva le sue scelte. Cordialmente saluto, Carlo Colombo Sesto S. Giovanni (MI) 04/09/2015 PADRE PIETRO LAVINI Credo sia giusto rivolge- re un pensiero a padre Pietro Lavini, francesca- no cappuccino che, lo scorso 9 agosto, all’età di 88 anni, ha lasciato la scena di questo mondo. Anche se gli ultimi 45 anni li ha passati in un solo posto, impegnato com’era a far risorgere, mattone dopo mattone, l’Eremo di San Leonardo - praticamente ridotto a un rudere dopo secoli di disinteresse e incuria da parte di tutti - nella Gola dell’Infernaccio, sui Monti Sibillini, nelle Mar- che, io credo che que- sto mite, umile ma valo- rosissimo, seguace di Cristo e di San France- sco, sia stato un grande BEATI E SANTI Ho letto con attenzione sugli ultimi numeri della rivista tutto quello che ha riguardato suor Irene Stefani e la sua beatifica- zione. (Va detto che leggo sempre da cima a fondo la vostra bella rivista). Da persona poco addentro nelle cose ecclesiastiche mi chiedo che cosa abbia determinato la sua bea- tificazione e che cosa ab- bia invece determinato la santificazione della dott.ssa Gianna Beretta Molla. Oltre 20 anni fa ho avuto modo di conoscere il marito di Gianna Be- retta in Molla. Anche lui persona colta e retta. La scelta drammatica fatta nel 1962 da sua moglie è sicuramente più che ri- spettabile; ma è da san- tità? E allora perché non santificare anche la vo- stra consorella, a cui va la riconoscenza di tantis- sime persone e forse an- che la «responsabilità» di una guarigione mira- colosa ? Cordiali saluti, e complimenti. Carlo May 23/08/2015 Nella Chiesa c’è una pro- cedura abbastanza preci- sa per quel che riguarda la «santificazione» di qualcuno. Proviamo in- tanto a mettere chiarezza nei termini. «Santificazio- ne» non è certo la parola appropriata: vorrebbe di- re che la Chiesa rende santo qualcuno. Mentre invece, la Chiesa, sempli- cemente riconosce come esemplare la santità di un cristiano tornato alla casa del Padre. La santità quindi c’è già. Il problema è riconoscere ufficial- mente che quella persona è stata veramente santa e che quindi è un modello di vita cristiana per tutti. Per questo c’è un lungo processo, che può richie- dere anni. Il processo può iniziare solo cinque anni dopo la morte della per- sona e prima che siano trascorsi trenta anni dalla stessa (di modo che ci sia- no ancora testimoni vi- venti). Il primo passo è compiuto a livello della diocesi. Il vescovo stabilisce un ap- posito tribunale per inda- gare sulla vita e sulle o- pere del «candidato»: te- stimonianze, documenti, scritti, ecc. Durante que- sto periodo la persona viene onorata col titolo di «servo/a di Dio». Tutti i documenti e le con- clusioni del processo dio- cesano vengono passati a Roma, alla «Congregazio- ne per le cause dei Santi», che, tramite i suoi incari- cati, verifica a fondo il ma- teriale raccolto. Se passa l’esame c’è l’approvazione finale delle «virtù eroi- che» durante un incontro dei Cardinali della Con- gregazione dei Santi, al termine della quale il pa- pa appone la sua firma. Da quel momento la per- sona viene definita «vene- rabile». E qui si conclude la prima tappa. Per la seconda (arrivare alla «beatificazione»), è necessario il concorso di due forze: la fede e la pre- ghiera di chi ricorre al «venerabile», e il conse- guente miracolo. Senza miracolo non si può pro- cedere. Spesso passano anni prima che ci sia un vero miracolo, altre volte pochi mesi. Una volta ot- tenuto il miracolo, questo è verificato a fondo per to- gliere tutti i dubbi, e solo allora, superato il vaglio della commissione d’in- chiesta diocesana, si può sottoporre a Roma la ri- chiesta di approvazione, ottenuta la quale il «vene- rabile» può essere dichia- rato «beato». È stato il ca- so di Giuseppe Allamano, proclamato beato il 7 ot- tobre 1990 e quello di Suor Irene, beatificata lo scorso 23 maggio. La terza tappa è la «cano- nizzazione»: essere cioè iscritti nella lista ufficiale - canone - dei santi e pre- sentati quindi come mo- delli di vita santa alla Chiesa universale. Per giungere a questo occorre un secondo miracolo, che superi gli stessi test di se- rietà del primo. Una volta approvato e riconosciuto ufficialmente il secondo miracolo, c’è la dichiara- zione ufficiale della san- tità e il nostro beato o beata può essere chiama- to santo/a. È il caso di santa Giovanna Molla. Concludo dicendo che questo lungo processo aiuta a decantare emozio- ni, fanatismi e infatuazio- ni, a favore di un ricono- scimento approfondito con serietà e fede. In realtà, davanti a Dio, tutto questo non aggiunge né toglie niente alla santità della persona. La serva di Dio Leonella Sgorbati e la beata Irene Stefani non sono salite di qualche gradino in più in paradiso, e il nostro beato Fondato- re, che ci fa aspettare il secondo miracolo ormai da 25 anni, non è certo «meno santo» perché non ancora canonizzato. 5X1000 E CAF In merito alla «difficoltà a firmare 5xmille», lette- ra del sig. Luciano Zac- chero sulla rivista MC di Agosto/Settembre 2015, indico la mia esperienza: ho consegnato a un Caf i 730 di figlio, nuora, figlia e genero (il mio è stato inviato personalmente via e-mail), e mi è stato concesso di firmare re- golarmente 5-8-2xmille in loro vece. Mi meravi-

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