Missioni Consolata - Novembre 2015
e inaugura il riposo festivo conservando, anzi custo- dendo le parole del futuro. Si sottolinea così la pre- ziosità non solo delle parole, ma anche delle singole lettere che non possono essere sciupate perché con esse possiamo dire chi siamo e possiamo andare ol- tre noi stessi comunicando con gli altri. Per questo motivo gli Ebrei usano scrivere il testo della Bibbia in ebraico, ponendo coroncine decorative su ogni singola lettera, pratica che in campo cristiano si è evoluta nell’arte dei codici miniati. Il sIlenzIo, parola suprema Ascoltare il silenzio è la premessa per potere parlare quando ve n’è bisogno. I monaci che vivono nel si- lenzio sanno distinguere ogni minimo segnale, ogni piccolo fruscio, ogni suono infinitesimale perché nel silenzio il loro animo è educato all’importanza di ogni singola eco, come magistralmente mostra il film del regista tedesco Philip Gröning, «Il grande si- lenzio» (2005, girato nel monastero della Grand Chartreuse certosina di Grenoble). per approfondire, suggeriamo: H. J. nouwen, Ho ascoltato il silenzio. Diario da un monastero trappista , Queriniana, Brescia 2008. philip Gröning, Il grande si- lenzio - Die Große Stille (2005), durata 162 m., durante i quali lo spettatore è immerso in una giornata mona- stica, partecipandovi attivamente, condotto per mano a immedesimarsi nei passi lenti e pacati dei monaci che di notte si avviano al coro e di giorno alle loro atti- vità consuete. Il regista è capace di fare comprendere come la parola diventa regina perché vive sul trono del silenzio. Il Sapiente biblico che rivive la prima Pasqua dei suoi antenati, partecipa al terrore della Parola che, nel cuore del silenzio attonito dell’universo, piomba come una spada di morte per sterminare la desola- zione della schiavitù: « 14 Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso, 15 la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile» (Sap 18,14-15). Il Popolo di Dio redento dal Figlio, sperimenta invece «la pienezza del tempo» (Gal 4,4) e riceve il « Lògos - Carne» da cui ascolta l’esegesi del Padre (Gv 1,14.18) perché è giunto il tempo in cui «una voce grida nel deserto» di preparare la via del Signore che viene (Mc 1,2). E davanti al Signore che parla e agisce sanando i malati si resta in silenzio, contempliamo la Parola che risana (Lc 14,4), e davanti a noi «si apre il settimo si- gillo» della rivelazione dell’amore di Dio (Ap 8,1). Nell’eco del silenzio interiore, proviamo a fare risuo- nare le tre parole della storia che stiamo raccon- tando: Giubileo, «Il Volto della Misericordia ». Se sa- remo capaci di penetrare l’anima del Giubileo, sa- remo anche in grado di fare un cammino di grazia che ci aiuterà a rapportarci meglio con Dio, e forse a puri- ficare lo stesso nome di Dio che spesso usiamo impro- priamente, come arma contundente. Il Giubileo non è acquisire qualche «indulgenza» e mettersi l’anima in pace o assicurarsi un posto al sole, ma è un esodo fa- ticoso e purificante che conduce dal deserto della schiavitù dell’individualismo e dell’egoismo alla terra promessa della comunione con gli uomini e le donne e con Dio. È un cammino di fede che esige la «conver- sione» nel senso espresso dal Vangelo di Mc: « Meta- noèite kài pistèuete en tō euanghelìou - cambiate modo di pensare e credete “nel” Vangelo» (Mc 1,15). La «conversione» di cui parla Marco non è un tocco di belletto, ma una radicale incisione nei criteri del pen- siero, là si formulano le ragioni del nostro agire e delle nostre scelte: è un ribaltamento, una inversione a «U» del nostro modo di ragionare per immergerci nell’acqua fresca del Vangelo che qui è sinonimo della Persona di Gesù. Non si crede in un libro o in una teo- ria, ma si crede in una Persona perché essa garantisce con la propria esistenza e con la propria vita, vissuta quotidianamente. L’occasione del Giubileo della Misericordia è l’occa- sione propizia per ciascuno di noi di scoprire il senso della propria «parola», della propria esistenza, di «stare in silenzio», coltivando il silenzio interiore, ri- ducendo la dispersione e la vacuità (tv, chiacchiere, letture inutili, ecc.) e fare spazio all’alito dello Spirito che c’invita alla circoncisione del cuore. Nella pros- sima puntata esamineremo le prime tre parole chiave: Giubileo, Misericordia e Volto. Paolo Farinella prete (2, continua) NOVEMBRE 2015 MC 47 • Misericordia | Giubileo | Parola | Silenzio • MC RUBRICHE © Gigi Anataloni
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