Missioni Consolata - Novembre 2015
NOVEMBRE 2015 MC 35 ci sono sempre dieci o venti ragazzi. Qualcuno ci va solo per ricaricare il cellulare gratis, senza pa- gare i 50 centesimi che chiedono negozietti e ri- storanti. Altri si improvvisano dj. Va per la mag- giore il reggae africano, le voci ivoriane di Tiken Yah Fakoli o di Alpha Blondy, di cui si favoleggia che il terzo figlio viva al ghetto, e sia perfino un caporale. Yvan, camerunense, è alla radio per condurre un dibattito sui diritti dei lavoratori. Prima di essere sindacalista è stato pure lui bracciante, nella zona di Nardò, in provincia di Lecce. Studiava ingegne- ria a Torino, era sceso per la stagione, per tirare su qualche soldo, e aveva finito per coinvolgere i compagni di lavoro in uno sciopero per avere con- dizioni migliori di lavoro. I dibattiti, alla radio, continuano anche in sua as- senza. Ibra, Akhet, Abdul e Mamadou li condu- cono con passione, invitano compagni e «fratelli» a fare sentire la propria voce. In diretta alla radio chiama Toni Ricciardi, autore di un libro che racconta la strage di Mattmark, in Svizzera, quando a vivere in un ghetto erano gli italiani e la valanga del ghiacciaio Allalin, nel 1965, ne uccise 56 (assieme ad altri 32 lavoratori sviz- zeri, spagnoli, austriaci e tedeschi). Chiama Giulia I l fuoristrada rosso trascina un carretto. Quando si ferma ne escono strumenti musicali, un gene- ratore, microfoni, metri di cavi. Esce un cartello di legno con un pomodoro disegnato, e la scritta «Funky Tomato». Escono Sandro, Giordano, Jack, Inouss e gli altri musicisti. Il concerto è pronto a iniziare quando cala il sole. Tanti braccianti sotto il palco, tanti volontari bianchi, perfino l’infermiere di Emergency senza il camice, la mediatrice senza la maglietta rossa. Sandro Joyeux comincia a cantare in bambara e la platea esplode. «Un bianco che canta in bam- bara!», esclama un ragazzo meravigliato. «E sa pure il francese», bisbiglia lo stesso ragazzo al brano successivo. Inouss picchia sullo djembé come un forsennato. La polvere del ghetto si sol- leva in una nuvola, stavolta ad alzarla non è il vento, né le ruote dei furgoni, ma decine di piedi di ballerini scatenati. O ltre ai piedi, si liberano le immagini. Al ghetto nessuno vuole farsi fotografare. Per imbarazzo, per non svelare le proprie atti- vità illegali, per una legge non scritta che tutti ri- spettano. Ma nel divertimento del concerto sono tutti, di nuovo, per una sera, giovani ragazzi che cantano e ballano. I cellulari scattano all’impaz- zata, per i selfie e per i fratelli, per il bianco che co- nosce il wolof, per la festa grande, per i bambini del ghetto ricoperti di polvere, figli delle cuoche o dei caporali. Il concerto, che ravviva il Gran Ghetto un sabato sera di fine agosto e non vuole saperne di finire, è parte di «Fuori dal ghetto tour», una serie di se- rate organizzate da Osservatorio Migranti Basili- cata, Medici per i diritti umani, Io ci sto, Radio Ghetto e Funky Tomato. E il «pomodoro funky» del cartello di legno dietro il cantante rappresenta anche 20mila bottiglie di salsa, in parte preven- dute grazie a un crowdfunding (raccolta fondi sul web, ndr ): un microprogetto che scommette sulla possibilità di lavorare insieme, italiani e migranti, senza sfruttamento e senza caporali. Per que- st’anno, nei campi di San Ferdinando e Palazzo San Gervasio, tra Puglia e Basilicata, hanno lavo- rato due giovani burkinabè, Yakouba e Walim, en- trambi con il contratto. E altri due contratti stagio- nali sono andati ad Anita, italiana, e Mamadou, senegalese, impegnati nel laboratorio per trasfor- mare in passata e pelati i pomodori raccolti. U na goccia nel mare dell’illegalità e dello sfruttamento che caratterizza certamente non tutte, ma moltissime aziende agricole, e non soltanto nel meridione. Al consumatore, 60 cl di passata «funky» costano tra un euro e settanta e tre euro, a seconda della quantità e del mo- mento in cui avviene l’acquisto. Un prezzo abba- stanza alto. Difficile pensare che per una bottiglia di salsa che al supermercato si vende, in media, a 90 centesimi il litro, non sia stato sfruttato proprio nessuno. Giulia Bondi Unmicro progetto per la legalità Funky Tomato in concert © Giulia Bondi DOSSIER MC POMODORI NERI
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