Missioni Consolata - Novembre 2015
ordini di grandezze si parli: “Ho guadagnato così tanti soldi da vivere benissimo per 20 anni, per ogni barca che mando verso l’Italia guadagno 80 mila dollari”» ( la Repubblica, 12 settembre ). Il piccolo Aylan e gli altri Quella degli ultimi anni è un’onda migratoria ano- mala, fenomenica (nel senso di eccezionale rispetto ai flussi fisiologici di migranti ante Primavere arabe, cioè prima del 2011), che sposta masse di persone da un continente all’altro, che provoca mi- gliaia di morti e frutta miliardi di dollari alle orga- nizzazioni criminali internazionali. Parallelamente, ma non disgiuntamente, ridisegna, piano piano, un’altra Europa, con altre popolazioni. La maggior parte dei profughi di questi ultimi anni arriva da paesi come Iraq, Libia, Siria, Palestina, Afghanistan, Pakistan, Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan, distrutti dalle guerre occidentali (volute da Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Italia, ecc.) e da quelle orientali (condotte da Turchia, Israele, Qatar, Arabia Saudita). In molti fuggono anche dallo «Stato Islamico di Iraq e Siria» (Isis), nato in seno al wahabismo saudita (alleato dell’Occidente) e da esso appoggiato e finanziato. E ora le stesse immagini di migliaia di persone che attraversano a piedi confini e barriere nazionali o quella toccante di Aylan, il piccolo curdo di Kobane, morto sulla spiaggia turca di Budrum, vengono usate strumentalmente per creare il consenso a nuove invasioni e conflitti (contro la Siria di Assad, ad esempio) . Rifugiati e immigrati sono oggetto di un immenso business che va dalla tratta di esseri umani reclu- tati nei villaggi e nelle città di diversi stati africani, all’allestimento dei viaggi sui barconi che attraver- sano il Mediterraneo e arrivano in Europa. Lu- crano su questo traffico sia gruppi islamisti jihadi- sti (come accade in Libia, in Mali e in diverse altre regioni africane) sia organizzazioni criminali e ma- fiose locali e internazionali, e pure politici e rappre- sentanti di governi. Una volta in Europa, inizia l’altrettanto redditizia gestione dell’accoglienza dell’immigrato: fondi in- genti stanziati dall’Unione Europea e destinate agli stati, e da questi, in certi casi, a amministrazioni comunali o cooperative. Parallelamente, c’è anche la consistente immis- sione nel mercato del lavoro - agricolo, commer- ciale, industriale - di manodopera disperata e a basso costo e lo sviluppo di nuove forme di lavoro subordinato, caratterizzato da condizioni dis- umane, o di semischiavitù. Infine, le bande criminali vedono nell’immigrato emarginato una potenziale manovalanza a buon mercato per lo spaccio, la prostituzione, ecc. Basti pensare che le mafie italiane già da tempo inve- stono sul traffico di esseri umani, ritenuto più lu- croso di quello della droga. Nel Nord come nel Sud dell’Italia, molte campagne si riempiono di africani che, in cambio di paghe da fame, raccolgono pomodori e altra frutta che arri- vereranno sugli scaffali dei nostri supermercati e sui banconi dei mercati. Mentre di notte le strade delle città sono affollate di giovanissime donne nere, vittime della tratta del sesso. Forse l’ultimo gradino dello sfruttamento senza fine dei popoli co- lonizzati dall’Occidente. Angela Lano * (*) Ricercatrice presso l’Università Federale di Salvador di Bahia (Ufba); articolo inserito in un progetto di ricerca sulla Libia sostenuto dalla «Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado da Bahia» (Fapesb), Brasile. © Marina Militare taliana / Anadolu Agency Qui sotto : un salvataggio della Guardia costiera italiana al largo di Lampedusa (3 maggio 2015).
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