Missioni Consolata - Novembre 2015

18 MC NOVEMBRE 2015 dero luminoso che voleva far te- soro dei poveri a proprio benefi- cio e sentiva di dover combat- tere, fino al sangue, la verità del Vangelo. Don Sandro rimane al suo posto, nonostante le minacce, la morte dei due frati polacchi all’inizio di quel suo ultimo mese di agosto del 1991, l’aria sempre più rare- fatta, le scritte sul muro di cinta che recitano: «Straniero, il Perù sarà la tua tomba». Emerge un tratto caratteristico di don Sandro, talmente disarmante da sembrare persino infantile: il cuore libero. Pronto a partire in un baleno per il Polesine dopo pochi giorni dall’ordinazione, an- cora avvolto nella festa della ru- giada del sacerdozio, capace di offrire agli emigrati italiani in Svizzera una disponibilità di at- tesa e fiducia, convinto di rima- nere accanto al suo popolo peru- viano con il sudore di sangue che solo la paura può generare ma che si terge con la fedeltà alla propria vocazione. L’obbedienza è per lui «croce e delizia»: un ab- bandonarsi alla fedeltà di Dio, un ritrovarsi inspiegabilmente prota- gonista di una storia più grande di quanto credesse. È il suo un pro- tagonismo «umile», alla ricerca di quelle ragioni che appartengono al cuore e alle quali è impossibile ogni imposizione. Per questo il suo rapporto con i vescovi è sem- pre onesto, schietto, libero, per- sino «disobbediente» nella pas- sione per la ricerca, quando si tratta di partire per il Perù. «Per essere utili a se stessi e agli altri - scrive a un amico - occorre avere dentro delle giuste motivazioni». E il suo cuore è capace di tanto che il Vescovo non ha timore di accompagnarlo con la sua bene- dizione. Il missionario è una vita che annuncia. Non ci piove, occorre buttarsi dentro a capofitto. «Per essere missionari - scrive in una lettera del 2 febbraio del 1982 - occorre essere umili, per questo si parla di scambio e servizio. È bene la- qualcosa di consolatorio davanti alle fatiche della vita, qualcosa come la promessa di un conten- tino finale se «farai il bravo». C’è di mezzo il Regno di Dio, una cosa talmente importante da dise- gnare la speranza di popoli interi, da segnare per sempre il cam- mino di ogni vita. Questa respon- sabilità lo accompagna nel pelle- grinaggio del ministero lasciando emergere, di volta in volta, atten- zioni e gentilezze proprie di un cuore grande. Infaticabile in Pole- sine, presente in Svizzera, libero in Perù. la rivoluzione del Vangelo è portatrice di pace. Don Sandro sperimenta l’odio sulla sua pelle. Anni dopo la sua uccisione, il suo esecutore, rag- giunto in carcere dal Vescovo di Chimbote, ammetterà l’odio che correva nel sangue di quel Sen- ItalIa-Perù # In alto a sinistra : don Alessandro Dordi. In alto a destra : i due giovani sacerdoti polacchi francescani con- ventuali uccisi da Sendero Luminoso il 9 agosto 1991, beatificati a Chimbote (Perù) sabato 5 dicembre 2015 insieme a don Sandro. Qui sopra : 1986, ad Ayacucho, veglia per una vittima dei guerriglieri. A fianco : 1990, una ronda campesina di autodifesa contro Sendero Luminoso. © Jorge Torres, 1990 © Jorge Ochoa, 1986

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