Missioni Consolata - Ottobre 2015

80 MC OTTOBRE 2015 I Perdenti Canudos divenne quindi un punto di riferimento im- portante per molti disperati. Alla fine del 1800, Canudos poteva contare su un totale di circa 30mila abitanti. Il movimento popolare che ave- vamo avviato ispirandoci al Vangelo, crebbe rigogliosa- mente. Eravamo ben organizzati, quasi una «comune» religiosa. Canudos era diventata la seconda città della Bahia, dopo Salvador. Le autorità politiche e anche reli- giose, però, cominciarono ben presto a preoccuparsi di una presenza così scomoda e autonoma che di fatto non riconosceva il governo centrale, non pagava le tasse, si autogestiva collettivamente e aveva leggi proprie. Erano gli anni in cui il Brasile si era appena staccato definitivamente dalla monarchia portoghese per di- ventare una Repubblica a tutti gli effetti. Il Brasile era diventato indipendente dal Portogallo nel 1822 e si era dato una monarchia costituzionale, ma l’im- peratore Pietro II era della stessa famiglia del monarca del Portogallo. Negli anni era cresciuto un forte movi- mento repubblicano che aveva contagiato anche l’eser- cito, il quale nel 1889 depose l’imperatore con un golpe militare. C’era quindi, in quegli anni, un clima politico so- ciale caratterizzato da una cronica instabilità istituzio- nale, la nuova Repubblica cercava di rafforzarsi e Canu- dos era fuori dal sistema, anzi a qualcuno sembrava una roccaforte di restaurazione monarchica. Tu, Antonio, eri favorevole alla nuova Repubblica o eri un nostalgico dell’impero? Fuori dal mondo come eravamo là nel sertão , la que- stione non ci toccava molto. Non avevo certo molte sim- patie per i repubblicani i quali avevano separato - per me in un modo anticristiano - Chiesa e Stato, ma non ho mai pensato di fomentare una restaurazione. Purtroppo è an- che vero che la Repubblica non fece molto per farsi amare dai poveri, anche se erano stati i repubblicani a far abolire la schiavitù. Ma gli ex schiavi erano stati abban- donati a se stessi e uno dei primi atti della Repubblica era stato un pesante aumento delle tasse sia sulla terra che su tutti i prodotti. E, come al solito, chi ci rimetteva di più erano i più poveri, non i ricchi. Il tuo progetto poteva sembrare a molti la realizza- zione di un sogno, ma le autorità brasiliane non erano certamente disposte a lasciare una zona franca nel bel mezzo del sertão . Purtroppo era cosi! Accusandoci di essere ribelli e mo- narchici, tra il 1896 e il 1897 mandarono ben quattro spedizioni militari contro di noi. La resistenza di Canudos fu straordinaria. C’è da dire che, oltre al coraggio della Se non vado errato, in quei tempi nel sertão brasi- liano si muovevano molte figure carismatiche. È vero, predicatori del Vangelo ce n’erano in abbon- danza, ma il personaggio che più di ogni altro ha incar- nato l’anima nordestina, è stato Padre Cicero (Romão Ba- tista, 1844-1934, zelantissimo sacerdote considerato santo dai nordestini, anche se morto ufficialmente sco- municato. Oggi il vescovo della diocesi di Crato nel Cearà ne ha avviato il processo di riabilitazione, ndr ), che per- corse il sertão in lungo e in largo, a piedi o in groppa a umili somarelli per migliaia di chilometri sotto il sole co- cente per predicare, confessare e celebrare l’Eucarestia in posti dove nessun sacerdote aveva messo mai piede. Per noi, abitanti del sertão , è stato un sacerdote santo e capace di miracoli e accorrevamo da ogni parte per ascoltarlo, confessarci e mettere a posto la coscienza. E tu come ti collocasti in questa realtà? Considerando la violenza imperante ai miei tempi in quella zona, ebbi l’idea di creare una comunità in cui si vivesse radicalmente l’ideale evangelico, cominciai così ad accogliere gli ex schiavi (circa l’80% della comunità) e gli indigeni sbandati. Ma c’erano anche bianchi nella tua comunità? Certamente. C’erano marinai che si erano ammutinati sulle loro navi, in fuga dalla dura disciplina che regnava a bordo e che, una volta a terra, avevano trovato rifugio nel sertão . Così c’era anche chi, avendo problemi con la legge, non poteva più rimanere nelle città e si rifugiava nell’interno disabitato, nella caatinga autentico cuore del sertão ( caatinga , lett. foresta grigia, è l'unico bioma esclusivamente brasiliano e si trova solo negli stati del Nordeste, ndr ). Erano tutti accomunati da uno stato di povertà e di esclusione sociale. Non per questo erano tutti pacifici e inermi. Tra loro c’era anche gente dura, abituata a combattere per sopravvivere. Dal 1877 il Nordeste fu colpito da una delle sue tipi- che devastanti siccità aggravando gli effetti di una crisi economica e sociale già molto grave. Si, migliaia di persone (banditi, flagellanti, miserabili senza terra) vagavano affamate senza alcun aiuto dal go- verno, contando solo sull’aiuto divino. Ma la miseria è una pessima consigliera, così molti, ritenendo che «ru- bare per ammazzare la fame» non fosse peccato, assalta- vano le grandi fazendas e i piccoli proprietari. In più, a partire dal 1888, quando in Brasile fu ufficial- mente abolita la schiavitù, molti ex schiavi, tutti di ori- gine africana, si ritrovarono allo sbando senza nessuna ri- sorsa e, quel che è peggio, senza una terra su cui vivere. Vedendo questa gente vagabondare senza meta nel sertão , cominciai a radunarla in un nuovo piccolo villag- gio chiamato appunto Canudos, in un territorio disabi- tato, dove ognuno riceveva un pezzo di terra da coltivare e metteva poi a disposizione dell’intera collettività i pro- dotti ricavati dal suo lavoro. Ciò permetteva loro di guar- dare con speranza al futuro. # Pagina precedente : l’attore Adoniran Barbosa ha interpre- tato Antonio Conselheiro in un film di Lima Barreto del 1953. Nel web si trova in portoghese il film «Guerra de Canu- dos», girato nel 1997 da Sérgio Rezende. In alto, da sinistra : il villaggio di Canudos, una delle case e il piccolo gruppo dei superstiti dell’ultima battaglia (dal- l’ Arquivo Histórico do Museu da República [do Brasil] ). In basso a destra : la statua di Conselheiro davanti al Mu- seo storico di Canudos, dove sono raccolte le testimo- nianze di quei tragici eventi.

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