Missioni Consolata - Ottobre 2015

OTTOBRE 2015 amico 73 un indemoniato (cf. Gv 7,20). Essi credono che il suo insegna- mento stia allontanando la gente dalla sacra Legge di Mosè (Gv 7,47). Essi rifiutano la dottrina di Gesù, perché essa imporrebbe loro una radicale trasformazione personale e una rivisitazione della Legge stessa. In Gv 7,38 Gesù proclama: «Chi crede in me, come dice la Scrit- tura: “fiumi di acqua viva sgor- gheranno dal suo seno”». Non vi è alcun dubbio che solo la fede può guidare le persone a riconoscere Gesù come il rive- latore del Padre, e il suo inse- gnamento come proveniente da Dio, e, infine, ad accettare di diventare per sé e per gli al- tri fonti di acqua zampillante. La venuta di Gesù svela che la Legge ha lo scopo di preparare gli animi ad accoglierlo. Coloro che ritengono invece la Legge di Mosè intangibile, non es- sendo disposti a una trasforma- zione, considerano Gesù un tra- viatore di folle da togliere di mezzo. I Farisei oppongono Mosè a Gesù quando affer- mano: «Noi sappiamo, infatti, che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia» (Gv 9,29). Essi credono che Dio abbia parlato faccia a faccia con Mosè, in più credono di es- sere loro i suoi legittimi disce- poli. Di Gesù essi ignorano la provenienza, e ritengono che il suo insegnamento non sia orto- dosso. Per loro il nazareno non può essere un autentico mae- stro, anche per il fatto che non ha frequentato la scuola di nes- sun rabbino famoso, e pochi sono disposti a credere all’af- fermazione di Gesù che so- stiene che il suo unico e vero Maestro è Dio stesso (Gv 7,16; 8,28). LO SCHIAFFO DEL SOLDATO Lo stesso tema dell’accoglienza dell’insegnamento di Gesù ri- corre nel momento cruciale della vita del salvatore, quando Anna, suocero del sommo sa- cerdote, lo interroga «circa i suoi discepoli e la sua dottrina» (Gv 18,19). Le autorità giudai- che si ostinano a credere che Gesù sia un impostore. Alla do- manda di Anna, Gesù risponde: «Io ho parlato al mondo aper- tamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho detto nulla di nasco- sto» (Gv 18,20). Lui sa bene, in- fatti, che esse hanno già deciso la sentenza di morte, e sa di conseguenza che non c’è biso- gno di esporre ancora una volta la sua dottrina. In questa sezione del quarto Vangelo (Gv 18,19-24) si può notare un dialogo tra Gesù e Anna che è strutturato in ma- niera concentrica: Anna (v. 19), Gesù (v. 20-21), lo schiaffo del soldato (v. 22), Gesù (v. 23), Anna (v. 24). Bisogna notare che il verbo «parlare» (verbo di rivelazione) ricorre tre volte nel versetto 22 e una volta nel ver- setto 23. Da questa struttura emerge che lo schiaffo del sol- dato, che si trova al centro, quindi nella posizione più rile- vante, viene inferto per punire il parlare rivelare di Gesù, riget- tando brutalmente il suo inse- gnamento. Durante il suo ministero pub- blico, Gesù ha «parlato» e «in- segnato» riguardo le cose del Padre portando una nuova rive- lazione, che non si trova nella Legge di Mosè. Coloro che vo- gliono credere in lui devono avere il coraggio di considerare la Legge, e tutte le tradizioni antiche, al servizio della nuova rivelazione. OLTRE CULTURE E TRADIZIONI L’evento Cristo supera culture e tradizioni e impone una scelta radicale: o con lui o contro di lui. Ciò che appartiene alla no- stra storia personale deve es- sere solo ed esclusivamente al servizio della nuova rivelazione. Né la Legge di Mosè né le dif- ferenti culture e tradizioni dei vari popoli possono avere un posto d’onore nella vita dei credenti. Tale posto spetta solo a Cristo, il Verbo Incarnato. Culture e tradizioni diverse possono vivere insieme a con- dizione che venga accolta in tutti la radicale trasformazione operata da Cristo Gesù. L’affer- mazione di Paolo rimane sem- pre attuale: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (cf. Gal 2,20). Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Joséde Madrazo, Jesús en casa de Anás ,1803, Museo del Prado

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