Missioni Consolata - Ottobre 2015

piccole e medie imprese (Uapme) - di cui fanno parte, ad esempio, Confartigianato e Cna - vedono di buon occhio il trattato ma insi- stono sulla necessità di salvaguar- dare gli standard di qualità euro- pei e di essere maggiormente coinvolte nel processo negoziale. I segnali preoccupanti riguardanti il grande peso dei poteri forti, in effetti, non mancano, se è vero - come riporta il quotidiano inglese The Guardian - che all’inizio di quest’anno alcuni alti funzionari Ue avrebbero insabbiato uno stu- dio che avrebbe contribuito a identificare e mettere al bando trentuno pesticidi contenenti so- stanze che alterano la funzionalità del sistema endocrino. L’insabbia- mento sarebbe avvenuto in se- guito a pressioni esercitate da funzionari del commercio statuni- tensi, e anche da colossi della chi- mica come Bayer e Basf. Questo nonostante diversi studi scientifici associno le sostanze contenute in quei pesticidi a un aumento delle mutazioni genitali, dell’infertilità maschile, delle anomalie del feto e della riduzione del quoziente in- tellettivo, e stimino in 150 miliardi di euro i costi sanitari connessi ai danni provocati. Le raccomandazioni del Parlamento europeo In questa ridda di voci, fughe di notizie, smentite e precisazioni, un punto fermo che chiarisce al- meno un po’ che cosa c’è sui ta- voli negoziali, è la risoluzione adottata lo scorso 8 luglio dal Par- lamento europeo . Essa contiene una serie di raccomandazioni, tra cui una riguardante il meccanismo dell’arbitrato internazionale che propone un sistema alternativo nel quale «i possibili casi siano trattati in modo trasparente da giudici togati, nominati pubblica- mente e indipendenti durante udienze pubbliche». Vi è poi la richiesta dell’europarla- mento ai negoziatori di escludere dal trattato ambiti nei quali le le- gislazioni Ue e Usa sono molto di- verse: «I servizi sanitari pubblici, gli Ogm, l’impiego di ormoni nel settore bovino, il regolamento Reach [relativo alle sostanze chi- miche, ndr ] e la sua attuazione, e la clonazione degli animali a scopo di allevamento». Altre rac- comandazioni riguardano la pro- tezione dei dati personali dei cit- tadini europei, la tutela delle indi- cazioni geografiche, la garanzia della tracciabilità ed etichetta- tura, il rispetto della normativa sul lavoro. I critici del Ttip hanno accolto con disappunto anche questa risoluzione perché colpe- vole, a loro dire, di essere troppo vaga e di costituire di fatto un avallo al trattato. «Se il Ttip sarà un accordo misto (cioè con competenze condivise fra Unione europea e Stati mem- bri, ndr )», ha dichiarato il presi- dente del Parlamento europeo Martin Schulz, «e ne sono certo, i Parlamenti nazionali e quello eu- ropeo dovranno sottoporlo ad at- OTTOBRE 2015 MC 67 • Trattati | Economia | Commercio | Relazioni internazionali • MC RUBRICHE suo autore è, infatti, il britannico Cepr, Centre for Economic Policy Research , che dedica una pagina del suo sito web ai ringraziamenti nei confronti dei suoi finanziatori, fra i quali figurano tutte le banche centrali europee e i colossi ban- cari mondiali, da Citibank e JP Morgan alle italiane Intesa San Paolo e Unicredit. E questo è ancora il meno: la Commissione, infatti, sostiene che a beneficiare del Ttip saranno in primis i cittadini europei, ma al- lora - si chiede il centro di ricerca canadese Global Research - per- ché nei 597 incontri a porte chiuse con le parti interessate, la Com- missione si è confrontata nell’88% dei casi con i lobbisti del mondo del business, e solo nel 9% dei casi con gruppi che si occupano di temi di pubblico interesse come l’ambiente o i diritti dei consuma- tori e dei lavoratori? E, se il Ttip ha come obiettivo di aiutare «le imprese, grandi e piccole», perché la Direzione generale Ue del Com- mercio , fra il 2012 e il 2014 - cioè nelle fasi preparatorie e nei primi cicli di negoziati - ha avuto la stra- grande maggioranza degli incontri con sei raggruppamenti di lobby fra cui Efpia ( European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations - Federazione euro- pea di Industrie e associazioni far- maceutiche), che rappresenta, fra gli altri, GlaxoSmithKline, Pfizer, Novartis, Sanofi e Roche, e Food- DrinkEurope, il più grande gruppo di pressione dell’industria alimen- tare europea, che dà voce agli in- teressi di Nestlé, Coca Cola e Uni- lever? Dal canto loro, le associa- zioni di categoria come l’ Unione europea dell’artigianato e delle © Jess Hurd/NoTT P © http://ttip2015.eu/blog-detail/blog/-73.html

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