Missioni Consolata - Ottobre 2015

54 MC OTTOBRE 2015 carono livelli di mortalità altissima a causa delle malattie da loro portate. Fu un genocidio». «Nel 1988 i missionari ritornarono alla Missione Catrimani, sistemarono le strutture danneggiate e fecero ripartire le attività di appoggio cercando di utilizzare uno schema diverso perché la realtà era cambiata molto nel frattempo. Iniziarono ad aiutare gli Yanomami nell’organizzazione di as- semblee indigene, a preparare corsi scolastici per portare i propri giovani ad avere conoscenze suffi- cienti per non essere annientati dai bianchi. I lea- der yanomami volevano che i giovani imparassero a leggere e scrivere non per diventare bianchi, ma per difendersi dai bianchi che, ormai lo avevano capito, erano molto pericolosi per loro». molti giacimenti auriferi». «Nell’area degli Yano- mami i primi giacimenti furono trovati nei primi anni Settanta. Negli anni Ottanta i cercatori d’oro furono facilitati da un programma finanziato dal governo brasiliano che voleva avere una mappa- tura e un controllo del territorio amazzonico al Nord del Rio delle Amazzoni e del Rio Solimões. Si trattava del progetto “Calha Norte”. Un pro- getto che stava molto a cuore ai militari, che in- fatti arrivarono in gran numero». «Nel 1987 ci fu una vera e propria invasione di cer- catori d’oro. La Funai pensò bene di cacciare via i missionari e l’equipe medica che svolgeva azioni di medicina preventiva, lasciando gli Yanomami totalmente in balia di questi cercatori che provo- D urante l’anno Santo del 2000, con la mia famiglia e alcuni amici decidemmo di andare in Brasile, nello stato di Roraima, alla ricerca di padre Silvano Sa- batini, un amico missionario che da un po’ di tempo non dava più notizie. Era infatti nascosto perché minacciato di morte, da quando, due anni prima, era uscito il suo libro Massacre , con nomi e testimonianze pre- cise che inchiodavano gli autori del massacro della spedi- zione in cui fu ucciso padre Calleri (esponenti militari, compagnie minerarie, sette nordamericane). «Padres ladroes e viados» Giunti a Boa Vista, capitale di Roraima, subito respirammo il pesante clima di persecuzione nei confronti della Chiesa. La città era tappezzata di manifesti del governo di Roraima e di associazioni di commercianti e agricoltori che attacca- vano i missionari per la loro lotta in difesa degli indios: «Una diocesi deve catechizzare e non interessarsi delle terre indigene!»; «La diocesi è nociva alla società di Ro- raima». Sui muri vistose scritte: «Padres ladroes e via- dos!», «Padres corruptos!» Al mattino seguente i missionari ci svegliarono dicendo che c’'era la possibilità per una persona di raggiungere con un piccolo aereo la missione Yanomami di Catrimani, in fo- resta, dove gli indios avrebbero tenuto una riunione sui problemi sanitari. Ma le speranze appena accese si spen- sero presto: la piccola pista di atterraggio di Catrimani era allagata e tale sarebbe rimasta per tutta la settimana. Ca- trimani divenne per noi un mito, una sorta di irraggiungi- bile Eldorado: tanto più che Carlos, il simpatico factotum della missione, che con un fuoristrada ci accompagnava nei nostri spostamenti, continuava a martellarci, di fronte al nostro stupore per la bellezza della savana o dei grandi fiumi, che comunque «Nada se compara a Catrimani», «Nulla è paragonabile a Catrimani». Il mio contatto con Catrimani avvenne l’anno dopo, ac- compagnato da fratel Carlo Zacquini: portavo con me due giornalisti di Famiglia Cristiana perché documentassero le vessazioni a cui gli Yanomami erano (e sono) sottoposti. Restammo conquistati dall’affetto con cui fratel Carlo, uno dei primi missionari che avevano «scoperto» gli Yano- mami, era accolto dagli indigeni, che facevano a gara per abbracciarlo, stringerlo a sé con le lacrime agli occhi per la gioia e la riconoscenza. Fratel Carlo aveva vissuto con gli Yanomami lunghi periodi in solitudine, indio tra gli indios, incurante dei pericoli, del clima umidissimo, di scorpioni, serpenti, giaguari e dei terribili «piun» (le micidiali piccolis- sime zanzare), della fame, delle malattie (quante volte ha avuto la malaria, e alcune volte anche il coma malarico). E davvero constatai che «nada se compara a Catrimani». Nulla è paragonabile per il fascino della foresta amazzo- nica, la bellezza del fiume Catrimani, i meravigliosi pappa- Il Comitato Roraima (Co.Ro.) «Nada se compara a Catrimani» Un medico torinese e un gruppo di volontari, innamorati della realtà indigena brasiliana, hanno fondato un comitato che da anni opera per appoggiare indigeni e missionari.

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