Missioni Consolata - Ottobre 2015
I ncontro fratel Carlo Zacquini 1 al Centro di do- cumentazione indigena dei missionari della Consolata a BoaVista. Siamo in gennaio, piena estate a Roraima, e le giornate nella casa regionale dei missionari iniziano molto pre- sto: celebrazione della messa, colazione e poi ognuno alle proprie mansioni quotidiane. Con fra- tel Carlo Zacquini trascorro due giorni nelle stanze che, in via provvisoria, racchiudono le te- stimonianze e i materiali raccolti da lui e da nu- merosi confratelli in cinque decenni di vita pas- sata tra gli indigeni yanomami. Seduto davanti al suo computer, sul quale ha digitalizzato migliaia di immagini e documenti, mi racconta i primi anni della presenza dei missionari a Catrimani. Anni Cinquanta: i primi viaggi «Padre Riccardo Silvestri è stato il primo missio- nario della Consolata ad avere contatti con gli Ya- nomami lungo il fiume Apiaú. Morì tragicamente nelle acque del Rio Branco nel 1957. Padre Bindo Meldolesi seguì le orme di Silvestri e fece parec- chi viaggi verso il Rio Apiaú e il Rio Ajaraní. L’ac- cesso era sempre fluviale, con un piccolo motore fuoribordo e i remi. Padre Meldolesi voleva fer- marsi più a lungo e per questo cominciò subito a realizzare una piccola piantagione con a fianco una tettoia di foglie di palma. Qui coltivava alcune piante per poter alimentarsi: manioca, banani, pa- paya e trascorreva in foresta un paio di mesi per poi tornare a Boa Vista». 50 MC OTTOBRE 2015 INCONTRO CON CARLO ZACQUINI «IO SONO HOKOSI» DI D ANIELE R OMEO Una vita trascorsa tra gli Yanomami, fratel Carlo Zacquini (Hokosi, per gli indigeni) racconta na- scita, storia e problemi della Missione Catrimani. Con un’avvertenza finale: per gli indios i peri- coli sono più che mai attuali. © Daniele Romeo / 2015
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