Missioni Consolata - Ottobre 2015
40 MC OTTOBRE 2015 Qui a sinistra : adulti e bam- bini durante l’attività di rap- presentazione di miti e leg- gende yanomami attraverso il disegno. In basso : in partenza per la caccia; gli Yanomami apprezzano molto la carne, soprattutto quella di scimmia e di tapiro. • TesTimonianza di K. Yanomami (morto in marzo 2014, a circa 75 anni) Stralcio della deposizione raccolta e registrata, a gennaio 2013, presso la comunità di Waroma (regione Missione Ca- trimani). «C i Presero Con loro » «[Poco dopo la fondazione della Missione Catrimani] padre Giovanni Calleri disse proprio così: “Voi, altri bianchi, non dovete piú venire qui, non dovete risalire il fiume. No! Io ho giá preso sotto la mia protezione gli Yanomami”. [...] Che cosa passava per la testa dei padri, quando sono arri- vati? Padre Calleri diceva cosí: “Molto bene, io sono venuto a cercarvi, per prender con me voi Yanomami”. [...] I padri hanno preso con sé noi Yanomami, perciò hanno detto: “È bene che vi prendiamo con noi [...]: noi vi cure- remo, vi difenderemo dai garimpeiros, quando questi arri- veranno per stabilirsi”. Così, quando hanno iniziato a co- struire la strada [BR 210] loro sono rimasti qui». • TesTimonianza di aleXandre Yanomami (di circa 55 anni) Stralcio della deposizione raccolta e registrata in video, a gennaio 2015, presso la comunità di Hawarixa (regione Missione Catrimani). «m a lui fu uCCiso » «Inizialmente solo padre Calleri arrivò fino alla comunità di Hawarihi [localizzata lungo il fiume Lobo d’Almada, af- fluente di destra del Catrimani] e raggiunse le altre comu- nità dei nostri avi. In seguito, lo raggiunsero altri e chiamò molti abitanti di questa regione. [Padre Calleri] vide le ne- cessità degli anziani e conobbe la loro cultura: l’amaca di cotone [coltivato nella piantagione], la mandibola di pecari [un tipo di cinghiale] per lisciare l’arco, [...] l’utensile di denti di aguti [un roditore] legato al braccio. [...] Gli anziani Yanomami insegnarono a padre Calleri: “In que- sto modo fabbrichiamo la punta [di freccia chiamata] ata- rihi; invece così, dopo avere ritorto [le fibre vegetali], pre- pariamo la corda per l’arco”. In questo modo, Calleri vide con i suoi occhi le difficoltà degli antenati: le donne cuoce- vano la focaccia di mandioca sulle pietre, grattuggiavano i tuberi di mandioca [sfregandoli] sulla corteccia dell’albero operema, spremevano la polpa di mandioca nei piccoli ce- sti ikatoma. Vedendo tali necessità, padre Calleri li aiutò: li aiutò veramente. Dopo averli aiutati, li chiamò: “Venite qui” e i nostri genitori andarono ad aprire la pista di atter- raggio. [...] Venendo da tutte le comunità, gli Yanomami, insieme, costruirono questa pista. In seguito, per il servizio prestato, padre Calleri distribuì i coltellacci che aveva por- tato con sé da Manaus. I nostri antenati fecero grande amicizia con padre Calleri: tutti gli abitanti delle comunità di Tooropi, di Hwaia u, di Kaxipi u, gli Yawari. Tutti strinsero amicizia con lui. Ma lui fu ucciso». l’ ePidemia di morbillo «Questo qui [indicando fratel Carlo Zacquini] era un papà. Aiutò i nostri anziani. Loro piangevano di dolore, ma li soc- corse. Molti furono curati. Vedendo che le persone veni- vano curate, [i nostri anziani] lo chiamarono di xapuri [scia- mano/curatore] bianco. Dissero: “Lui è xapuri bianco, per questo guariamo, recupe- riamo la salute”. [...] Nel 1977, quando i nostri genitori morivano nei pressi del fiume Hwaia u, corse insieme alla mamma Claudia (Andu- jar, fotografa svizzera molto conosciuta per il suo lavoro tra gli Yanomami, ndr ), per soccorrerci durante l’epidemia di Parola di Yanomami © Daniele Romeo / 2015
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