Missioni Consolata - Ottobre 2015
MC ARTICOLI OTTOBRE 2015 MC 21 # Pag. 17 : suor Simona e padre Stefano appena eletti a servire come madre e padre generale, in piazza San Pietro nel 2011. Pag. 18 : insieme alla tomba del beato Giuseppe Allamano nell’ottobre 2014, a conclusione dell’anno a lui dedicato. Pag. 19 : con bambini della Mongolia durante la visita uffi- ciale che hanno fatto in contemporanea nell’agosto 2015. Pag. 20 : 23 maggio 2015, Nyeri, suor Simona alla cerimonia di beatificazione di suor Irene Stefani. Qui sopra : padre Stefano a Guiúa, Mozambico, con alcuni confratelli nel 2012. A ccennavo prima al processo del ridise- gnare le presenze. Siamo un Istituto con «lavori in corso», in ristrutturazione, in ri- pensamento, proprio per essere fedeli nell’oggi al dono originario e originale che ab- biamo ricevuto più di 100 anni fa. In questo pro- cesso abbiamo riscoperto come fondamento bi- blico l’icona evangelica della vite e dei tralci. Ogni vite che voglia produrre buon vino ha bisogno di molte cure, tra cui la potatura. Ecco, occorre saper potare i tralci giusti e curare i germogli giusti. La vite potata piange, ma il pianto della vite è prelu- dio a nuovi tralci, a nuovi grappoli, a vino nuovo. A bbiamo diversi tipi di rapporto coi laici… ci sono gli amici, i benefattori, i volontari, e ci sono i «Laici missionari della Consolata», ai quali ci lega un par- ticolare rapporto di fraternità nel carisma. Nel senso che i Lmc condividono con noi suore e con i confratelli missionari il dono dello stesso carisma, vissuto secondo le modalità proprie della voca- zione specifica di ciascuno. Il primo aiuto che sicu- ramente essi ci offrono è quello dell’essere parte di una unica famiglia, con tutte le possibilità di dia- logo, confronto e crescita nella comunione che questa appartenenza comune ci dona. nostra vocazione e dobbiamo sempre essere vigi- lanti. Questa situazione necessita di una rivitalizza- zione della vita fraterna in comunità, tenendo pre- sente che questo è uno dei termometri principali per verificare la qualità della nostra vita evangelica. 3. L’economia: la crisi economica, se da un lato è positiva perché ci permette di recuperare alcuni valori fondamen- tali e l’umanità di ognuno, dall’altro ci fa cadere in un’eccessiva preoccupazione per noi stessi, per la nostra sopravvivenza. Credo che sia un aspetto im- portante da curare per una conversione profonda. Il futuro della vita consacrata e della missione ce li giochiamo nell’economia. La crisi ci «obbliga» a ri- vedere il nostro stile e metodo di fare missione, ci invita a maggiore sobrietà e condivisione con la gente, a fare progetti e cammini decisamente in- sieme e in cordata con i popoli, le comunità e le persone che serviamo, e non da soli, da protagoni- sti. Un cammino questo che nello stesso tempo deve prendere in considerazione la difficoltà reale di reperire fondi per realizzare la missione e per dare un minimo di stabilità alle comunità. Ecco, in sintesi, alcuni aspetti che reputo impor- tanti da approfondire perché su questi si fonderà la vita consacrata per la missione di domani, al- meno credo. Molto è il lavoro e ardua la fatica che ci attende su questi temi, ma merita la pena porre mano all’opera, perché dall’attenzione alla qualità dipenderà la fecondità della nostra missione e della nostra vita. P rima di parlare dei laici nell’Isti- tuto e della loro importanza, vor- rei sottolineare un atteggiamento che, reputo, dovrebbe essere alla base di tutto, e cioè la simpatia per il mondo, per la società in cui viviamo. La nostra missione comporta anche una simpatia con la so- cietà alla quale desideriamo portare la bella noti- zia del Vangelo, una simpatia che ci permette di entrare in dialogo con gli uomini e le donne di oggi per incontrarli e per condividere il Vangelo. La sim- patia ci conduce ad avere una visione positiva del contesto e della cultura nella quale siamo immersi, scoprendo nella nostra realtà le opportunità ine- dite della grazia che il Signore ci offre per la nostra missione. In questo modo la missione sarà un cam- mino di andata e ritorno che comporterà l’atto di dare, ma anche quello di ricevere, in attitudine di dialogo fecondo e costruttivo. Con questo atteg- giamento di simpatia possiamo valorizzare anche la presenza dei laici e l’importanza del loro ruolo e servizio nella Chiesa e nell’Istituto. La presenza dei laici è fondamentale nella missione, essi sono l’e- spressione di un carisma che non appartiene a un gruppo ma che va condiviso con tutti. Il carisma più è donato e più è credibile, fecondo e visibile. Nella diversità dei ministeri tutti i cristiani sono C ome pensa possano aiutare i laici e cosa potrebbero fare per l’Istituto?
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